La scrivania è sempre quella di Fernando, la vista quella sui vivai di Ramini. Alle pareti foto autografate coi personaggi del mondo dello spettacolo, pass e riconoscimenti. A tirare le redini della Vegastar, però, da qualche tempo c’è Silvio Capecchi, figlio del celebre Nando. L’agenzia, che da poco ha festeggiato mezzo secolo, si occupa del management di numerosi artisti di livello nazionale, molti dei quali scoperti e portati al successo grazie al fiuto dei Capecchi.
Partiamo dal futuro, Capecchi… "Assolutamente. Non sono abituato a guardare indietro. La Vegastar è un’azienda strutturata, che entra nel cinquantunesimo anno di attività. Un’azienda solida, competitiva, che sta al passo coi tempi. Tuttavia nel nostro settore, e soprattutto nel mondo della televisione, fare programmi a medio e lungo termine è molto complicato: tutto viene deciso con pochissimi mesi di anticipo".
Sanremo, però, è alle porte. E il conduttore, Carlo Conti, è un artista scoperto da Fernando nel lontano 1983… "E’ una grandissima soddisfazione: per noi Carlo è davvero uno di famiglia, un amico. La nostra agenzia ha una persona dedicata a lui, che lo segue da quasi venticinque anni, lo assiste, lo coadiuva e in questi giorni è in Riviera insieme a lui. Inoltre sul palco avremo Cristiano Malgioglio, co-conduttore di una serata, e artisti legati allo spettacolo e all’intrattenimento tv che ruotano attorno alla kermesse".
Come diceva suo padre, la Vegastar è un’impresa. Perché dietro un’impresa ci sono le persone… "Esattamente. Anzi, di più: la Vegastar è una famiglia. Siamo una bella squadra, con rapporti sani, veri e duraturi: il nostro collaboratore più ‘giovane’ ha iniziato nel 2003. Col passare degli anni si arriva a costruire rapporti che vanno al di là del profilo professionale e questo ci aiuta a lavorare meglio".
Testa e cuore a Pistoia. Ma operatività tra Roma e Milano. Perché ostinarsi a rimanere in provincia? "Siamo pistoiesi da generazioni e il legame con la nostra terra è molto forte. Mio babbo ripeteva sempre che la maggior parte del pubblico vive in provincia. Quindi va bene frequentare i palazzi romani o milanesi, ma poi serve andare in provincia, al bar o dal parrucchiere, e cercare di capire se quel personaggio o quei programmi funzionano o no".
C’è una fetta del mondo dello spettacolo che sta vivendo una crisi profonda ed è a musica da ballo… "Purtroppo è così. Quel mondo stava attraversando un periodo complicato già prima della pandemia, poi il Covid ci ha messo il carico. La situazione è molto difficile".
Se dovesse scegliere un insegnamento, tra quelli che le ha lasciato suo padre? "Mio babbo è stato davvero una persona per bene, che è rimasto sempre con la testa sulle spalle e i piedi ben piantati a terra, pur avendo frequentato ambienti e personaggi che avrebbero potuto portarlo a montarsi la testa. È riuscito a mantenere la dimensione della provincia, quella vera e genuina. E questo modo di fare, questi insegnamenti li ha trasmessi alla famiglia e ai collaboratori".
Un ‘marchio di fabbrica’ apprezzato anche dagli artisti che seguite… "Sì. Chi lavora con noi apprezza molto il nostro profilo". Sogni per il futuro??"Moltissimi: quelli non finiscono mai. Guai se succedesse. Su tutti uno: riuscire a dare molti altri anni di vita e di salute alla Vegastar".