LINDA MEONI
Cronaca

La visita di Giuli. Il Ministro ’benedice’ il restauro del Manzoni. Poi l’assist per Tomasi

Il numero uno del dicastero della cultura alle prove del ’Don Giovanni’ "Avanti col cronoprogramma della ristrutturazione, faremo cose belle". E sul sindaco: "Lo ammiro e mi auguro il meglio per la Toscana...".

Il numero uno del dicastero della cultura alle prove del ’Don Giovanni’ "Avanti col cronoprogramma della ristrutturazione, faremo cose belle". E sul sindaco: "Lo ammiro e mi auguro il meglio per la Toscana...".

Il numero uno del dicastero della cultura alle prove del ’Don Giovanni’ "Avanti col cronoprogramma della ristrutturazione, faremo cose belle". E sul sindaco: "Lo ammiro e mi auguro il meglio per la Toscana...".

Dalla (temporanea) ritrovata buca d’orchestra risuonano, magnifiche, le note di Mozart. È il Don Giovanni, in prova generale in attesa della messa in scena di domani. Luci soffuse, dentro l’opera che chiede silenzio; di là dal foyer un gran chiasso, uno stuolo istituzionale di presenze e un guardar continuo d’orologi. A minuti arriverà il ministro della cultura Alessandro Giuli, già dalla mattina in Toscana. La ’scusa’ per la tappa pistoiese è proprio assistere alle prove del Don Giovanni in corso al Manzoni e così parlare del progetto che un ritorno al teatro d’opera lo ha messo nero su bianco attraverso il restauro.

Strette di mano e sorrisi amichevoli, la "benedizione" del ministro è totale. Perché nell’assalto che subito scatta alla sua discesa dall’auto è anche lì che si va a parare, alla partita politica regionale a un passo dal giocarsi. "Alessandro Tomasi? Posso dire che è un eccellente amministratore che ha la mia ammirazione più totale perché governa da due mandati una città molto bella ma anche altrettanto impegnativa. E poi – ironizza - è del 1979, una delle migliori annate. La Toscana ha bisogno di buone annate".

Non si lascia andare più di così Giuli, salvo poi aggiungere dalla sala teatrale del Funaro dove si è spostato dopo aver assistito alle prove del Don Giovanni che "altro faremo come Ministero per Pistoia e per la Toscana in genere. Augurandoci ovviamente il meglio – ha ammiccato indicando Tomasi - per la Toscana". Poi si torna a parlare di restauro. "Il Ministero fa la propria parte e continuerà a farla per un teatro che ha una storia meravigliosa e un luminoso futuro davanti, grazie anche a una amministrazione con cui collaboriamo magnificamente. Conosco e amo la Toscana, so bene che è una delle regioni più importanti per la mia missione. Il progetto di restauro c’è e si lavora speditamente per portare ogni cosa a termine. Il Ministero ha messo a disposizione cinque milioni di euro per quest’opera. Se sono qui è per rafforzare la nostra volontà a fare cose belle. Ai tagli dei nastri preferisco tutto ciò che precede, mi piace godermi lo sforzo della creatività e del lavoro".

A raccolta attorno al ministro ovviamente i rappresentanti delle istituzioni cittadine e delle forze dell’ordine, come anche una buona parte della giunta Tomasi e dei profili politici in quota Fdi – il consigliere regionale Alessandro Capecchi, il deputato Alessandro Amorese e il sottosegretario Patrizio La Pietra. "Questo che presentiamo di fronte al ministro è un impegno enorme per un’opera importante – ha aggiunto il sindaco Tomasi –. Ci abbiamo creduto anche se all’inizio a qualcuno tutto questo poteva sembrare folle. Da cento anni questo luogo attendeva un restauro completo, dunque ora gli stiamo restituendo nuova funzionalità, bellezza e sicurezza".

Il progetto del restauro porta la firma degli studi Natalini e Guicciardini & Magni e punta a riportare il teatro agli antichi splendori. "Questo che presentiamo è un formidabile recupero filologico dell’impianto originario del Teatro Manzoni – ha detto Giuseppe Gherpelli, presidente di Fondazione Teatri di Pistoia –, nato come teatro d’opera con cinque ordini di palchi. Uno di quelli fu eliminato negli anni Venti del secolo scorso in virtù della novità tecnologica del cemento armato e dalla decisione della collettività di aumentare il numero di posti a sedere. Il cemento armato però pesa e a distanza di un secolo le problematiche che ne sono discese hanno indotto a un ripensamento, decidendo infine di ripristinare il quinto ordine di palchi. Ovviamente questo meraviglioso recupero comporterà qualche riduzione in termini di capienza ma lo restituirà alla sua funzione originaria: quella di ricominciare ad essere teatro d’opera".

Due, forse tre anni di cantiere con la programmazione che ovviamente sarà riassorbita in altri luoghi cittadini – Funaro, Bolognini, Saletta Gramsci quando questa sarà operativa (e non prima presumibilmente di tutto il 2026) – insieme anche al rinnovato Teatro Pacini di Pescia. Il progetto impegna 15 milioni di euro totali, messi a disposizione oltre che dal Ministero, dal Comune, dalla Regione Toscana e dalla Fondazione Caript, che di Teatri di Pistoia è uno dei due soci fondatori.

"Fondazione Caript – ha detto il suo presidente Luca Gori – ha sostenuto la progettazione dell’intervento, decidendo poi di mettere a disposizione tre milioni e 500mila euro con una partecipazione importante di Intesa San Paolo con un intervento triennale importante da 600mila euro. Uno sforzo corale che si sposa con una serie di interventi che riguardano il sistema teatrale del nostro territorio in senso più ampio. In questi anni abbiamo lavorato per garantire una crescita: ecco, proseguiremo su questa strada affinché il pubblico si ritrovi appassionato come e più di prima mantenendo intatta la voglia di venire a teatro".