Ieri è smottato parzialmente l’argine dell’Agna, dalla parte interna dell’alveo, a poche decine di metri dal punto dove era avvenuta la rottura all’origine dell’alluvione del 2 e 4 novembre 2023. Stavolta l’argine non ha ceduto del tutto ma si è assottigliato e indebolito di molto, complici le persistenti piogge delle ultime ore, in un segmento di alcune decine di metri. Grande la paura tra gli imprenditori della zona industriale che sorge lungo l’argine e delle famiglie della frazione di Stazione che furono gravemente colpite dall’alluvione. Sono intervenuti sul posto i tecnici del Genio Civile che hanno predisposto un intervento di somma urgenza già a partire da oggi.
"Il genio civile ha verificato la situazione – ha detto il sindaco Betti – non ci sono ragioni di preoccupazione immediata, ma procederanno subito con un intervento di consolidamento". Per consentirlo, sarà istituito un senso unico alternato in via Guido Rossa. Insieme ai tecnici e al sindaco di Montale Ferdinando Betti era presente sull’argine anche l’assessora Monia Monni che ha parlato con alcuni imprenditori e residenti della zona che erano accorsi a verificare di persona lo stato dell’argine. "C’è una situazione di criticità – ha detto Monni – e verrà eseguito subito un intervento simile a quello già fatto nel tratto dove è avvenuta la rottura del novembre 2023. E’ chiaro che l’argine dell’Agna va risistemato interamente, sarà una delle opere più importanti sulle zone colpite dall’alluvione. Lo studio idraulico è quasi pronto e ora attendiamo il prima possibile le risorse che devono venire dalla Protezione Civile Nazionale".
La stima del costo complessivo dell’opera si aggira sui 60 milioni dei quali 20 milioni per gli interventi più urgenti. E’ fortissima la preoccupazione delle aziende della zona industriale e delle famiglie di via Alfieri, via Mattei e via Tobagi che sono state travolte dalla piena di acqua e fango solo 15 mesi fa. "E’ impossibile in questa situazione andare a letto la sera tranquilli – dice la titolare di un’impresa della zona – con l’argine in quelle condizioni c’è il rischio che succeda di nuovo una tragedia come quella già avvenuta". Delle circa 25 aziende del condominio della zona industriale una parte hanno ripreso l’attività dopo l’alluvione ma una parte ha chiuso. Le famiglie residenti nelle zone colpite sono nel terrore ogni volta che c’è un’allerta meteo. Tutti chiedono, come hanno fatto fin dal primo giorno dopo l’alluvione, la messa in sicurezza dell’argine. "Ma dopo più di un anno – dicono – non abbiamo nemmeno un progetto".
Giacomo Bini