di Giacomo Bini
Invasa dal torrente Agna per il terzo giorno consecutivo la zona industriale di Montale rischia di morire. La grande frattura dell’argine è come una grande ferita aperta e l’acqua corre tutto tra i capannoni delle aziende. La via Guido Rossa e le traverse della via Croce Rossa sono ormai diventate il letto del torrente, coperte da uno spesso strato di fango e di pietre. Nella serata di sabato i mezzi meccanici inviati dalla Regione avevano provato a creare uno sbarramento che però è stato facilmente travolto dalla corrente. Ieri è stato posto un grande telo di nailon anche in un tratto dell’argine immediatamente a nord di quello franato a dimostrazione di una grande fragilità dell’argine anche in altri punti. Inevitabile chiedersi se tale fragilità non potesse essere monitorata prima del disastro. I tecnici del Genio civile sostengono che ora si debba aspettare che calino la corrente e la portata dell’acqua per intervenire efficacemente sull’argine. Ma questo vuol dire che le strade e le aziende della zona continueranno a ricevere tutta l’acqua e il fango del fiume che, nel tratto a valle, è completamente secco. In molte ditte c’è un grande impegno degli imprenditori e dei dipendenti per ripulire dal fango, per recuperare quel poco che è recuperabile, per ricreare un accesso un minimo praticabile. Gli addetti della Cea, la Cooperativa dell’Appennino, erano tutti presenti, anche la domenica mattina, per dare una mano, per raggiungere la ditta e i suoi mezzi, pale meccaniche e ruspe per rendersi utili.
"Ho sempre lavorato per questa ditta – dice Francesco Aiello – non potevamo tirarci indietro proprio ora che c’è bisogno". Un dipendente della ditta Gentian Velo ha salvato delle persone nella drammatica serata di giovedì. "Con la pala meccanica – racconta – ho messo fuori pericolo una macchina e un furgone con le persone sopra e ho abbattuto un cancello di una ditta su richiesta della titolare che era dentro e non riusciva a uscire".
"Noi abbiamo avuto difficoltà ad andare e venire dalla ditta – dice Stefania Agostini – non ci facevano passare perché gli accessi stradali sono chiusi al traffico, ma noi veniamo qui per lavorare nella nostra ditta, poi a forza di insistere abbiamo ottenuto qualche permesso nominativo". Ci sono degli imprenditori che non sono ancora riusciti ad arrivare alla propria ditta dall’ingresso principale. "Per raggiungere la ditta – racconta Massimo Banchi, titolare di una impresa che produce materassi – ho dovuto fare il giro da dietro e superare un fosso perché da dove siamo noi passa arriva tutta l’acqua del torrente che esce dall’argine rotto. Indicibile quello che ho trovato dentro, è tutto devastato".
L’acqua dell’Agna non si ferma alla zona industriale, ma corre a sud e invade l’abitato a nord e soprattutto a sud della ferrovia. In via Alfieri le case hanno subito una seconda inondazione: dopo quella di giovedì notte anche quella di sabato notte. Nella giornata di sabato i residenti avevano iniziato a ripulire le case e a mettere nella strada le cose da buttare come era stato loro indicato dalla Protezione civile, ma la nuova inondazione ha riportato i rifiuti nelle case e ha fatto tornare la zona nella più totale emergenza. Ieri via Alfieri è rimasta allagata per tutto il giorno. Il sottopasso è rimasto chiuso e chiuso è l’accesso al cavalcaferrovia da via Tobagi. Intanto alla sede della Misericordia di Montale si continua a dare e a fare il massimo per aiutare chi si trova in difficoltà.