LINDA MEONI
Cronaca

L’appello del Vescovo: "L’intera Diocesi faccia la sua parte per gli immigrati"

La lettera di Tardelli chiama religiosi e fedeli all’impegno comune. Elogi per Biancalani: "Per primo ha aperto le sue porte con carità". Ora serve di più: "Condiviamo il rischio, il carico, in maniera diffusa". .

Massimo Biancalani e Fausto Tardelli

Massimo Biancalani e Fausto Tardelli

"Fare di più", "accoglienza diffusa", Vicofaro come esempio di "attenzione" e "generosità", "processi di integrazione" e "comunità come famiglia". Il cardine della comunicazione passa da qui, da questi concetti chiave che in due pagine a firma del vescovo di Pistoia Fausto Tardelli hanno raggiunto tutti i presbiteri, diaconi, religiosi e fedeli laici della Diocesi di Pistoia. Due febbraio, Candelora, celebrazione che ha a che fare coi concetti di luce e speranza. Non è quindi un caso che questa lettera che il vescovo intitola "Appello alla Diocesi per l’accompagnamento dei fratelli immigrati" trovi la sua diffusione in un giorno come questo. Come a voler accendere la luce sulla necessità di un cammino comune, anche questo portatore di luce, il solo attraverso il quale si possa osservare la parola del Signore: "Ero straniero – riporta Tardelli - e mi avete accolto".

"In questi anni – scrive il vescovo - don Massimo Biancalani ha aperto le porte per offrire primissima accoglienza a chi vaga per le strade, ha problemi di varia natura o è uscito dai percorsi istituzionali o cerca un tetto. Tutte persone da accompagnare verso un inserimento costruttivo nella società. È stata ed è scuramente un’accoglienza rischiosa da tanti punti di vista ma la carità, si sa, ha sempre dei lati rischiosi". La missiva scorre ancora (con anche la piena comprensione, scrive il vescovo, per il disagio vissuto dai residenti di Vicofaro), arrivando quindi al punto: la condivisione di quello spirito caritatevole, di quel ‘rischio’. "È giunto il momento di prendere in carico la realtà di Vicofaro da parte dell’intera Diocesi, offrendo accompagnamento a singoli immigrati o a piccoli gruppi, secondo un modello che risulta ad oggi il più efficace, quello cioè di un accompagnamento diffuso nei territori – prosegue -: alleggerendo così il carico davvero pesante che grava su Vicofaro, condividendo l’impegno portato avanti in questi anni da don Massimo e facendo anche in modo che la parrocchia possa avere a disposizione, oltre agli spazi per l’accoglienza, quelli necessari alla pastorale ordinaria della comunità, come la chiesa, la canonica, le aule per il catechismo".

"Con questo mio appello, chiedo allora a tutti i parroci ma anche ai religiosi e alle religiose, come a tutti i laici di buona volontà, la disponibilità di ambienti da destinare all’accompagnamento di singoli o di piccoli gruppi di immigrati – spiega Tardelli –. Un accompagnamento che ci preoccuperemo sia innanzitutto fraterno e amicale ma anche di buon livello, custodito e sostenuto economicamente". Gestito nel migliore dei modi possibili, insomma.

Ma l’appello è rivolto in generale a tutti e a tutte. Perché la Chiesa può e deve "testimoniare la dignità di fratelli e sorelle immigrati", ma da sola, continua ancora il governatore della Diocesi, non può supplire alle carenze istituzionali. "Ci farebbe poi enorme piacere se questo impegno fosse almeno sostenuto e favorito dalle varie istituzioni come pure da altre realtà del territorio. Nello stesso tempo chiedo pure la disponibilità di persone che, come volontari, si prestino per seguire questo servizio ai fratelli immigrati. E anche questa è una cosa davvero molto importante e necessaria. Vedremo come raccogliere le disponibilità – conclude con ottimismo il vescovo di Pistoia e Pescia – che spero siano tante".

linda meoni