L’arte di Tronci, che incantò anche Verdi

Alla San Giorgio un pomeriggio dedicato alla storia del maestro che realizzò gli strumenti musicali poi noti in tutto il mondo

L’arte di Tronci, che incantò anche Verdi

Il maestro Luigi Tronci. all’opera nel suo laboratorio

Se è vero, com’è vero che Pistoia è Città della Musica, nessuno meglio di Luigi Tronci può incarnare questo assioma. È altresì vero che proprio la sua città non si è prodigata in grandi sforzi per celebrarlo ma, un pizzico di orgoglio ha risvegliato il filosofo Massimiliano Guidicelli che ha deciso di dedicarli un piacevole libro inserito nella collana Crinali, edita dall’Associazione ‘9cento, della quale Guidicelli fa parte. L’appuntamento è per domani, sabato 12 ottobre alle 17 nell’Auditorium Terzani della biblioteca San Giorgio dove interverranno il presidente della ‘9cento, Luca Bertinotti, Gabriello Losso, Luigi Tronci e l’autore Massimiliano Guidicelli. L’opera inizia raccontando della presenza, un paio di secoli or sono, di opifici dove si costruivano strumenti musicali, particolarmente quegli organi che hanno fatto diventare le famiglie Agati e Tronci famose nel mondo. Il racconto si sviluppa nel tempo, analizzando i fatti dell’epoca che in un momento seguente hanno dato origine al marchio Ufip (Unione fabbricanti italiani piatti), che il mondo intero ha visto serigrafato sui piatti di tutte le batterie dei più celebrati gruppi musicali e che ancora oggi, nonostante la massiccia presenza di prodotti provenienti dall’oriente, rimane un simbolo di qualità. Chi avesse la ventura di visitare la fabbrica, intrisa di suggestioni che muovono lentamente l’osservatore in un mondo di gesti antichi quanto straordinariamente poetici, ne rimarrebbe stregato.

Anche il solo osservare le mani di Damiano, Lorenzo, Massimo, Emanuele, Peppino e Flavio, regala emozioni. Una sorta d’ingresso nel paradiso della musica. Anche nel museo, sito al civico 37 di Corso Gramsci si trova un gran numero di strumenti e un respiro culturale che ne suggerisce la visita. Tornando al libro, seguendone il percorso, si viene a conoscenza di tanti particolari che hanno disegnato la storia, prima artigianale, poi avvicinatasi anche a processi di tipo industriale, della famiglia Tronci inserita in quella della città di Pistoia. La cosa che però rimane costante nel tempo è l’attrazione che l’azienda esercita sui maggiori musicisti di ogni epoca, l’aneddotica relativa a Giuseppe Verdi, per cui Tronci restaurò un organo descritto come "molto male in arnese", basta da sola a spiegare perché Tronci e Musica siano da considerare quasi sinonimi.

Ma la poliedrica personalità di Luigi Tronci non si ferma alla realizzazione degli strumenti, si avventura nei campi dell’arte, realizzando opere straordinarie con l’altrettanto creativo Andrea Dami, le sculture sonanti ne danno buona testimonianza. L’ampia documentazione storica con documenti provenienti dall’archivio dell’azienda e diverse appendici fotografiche arricchiscono la narrazione ma, sicuramente ascoltare le spiegazioni e le divagazioni di Luigi Tronci, non ha veramente prezzo.

Andrea Nannini