
Lavoratori sfruttati e senza tutele Otto ditte nei guai e maxi sanzioni
PISTOIA
Lavoravano a giornate piene, per mesi, anni, come fossero dipendenti delle ditte a tutti gli effetti, ma senza avere le tutele tipiche di chi ha un contratto per prestazioni continuative: niente malattia e ferie retribuite, per esempio. Mentre erano inseriti nel piano delle ferie dei veri dipendenti per sostituirli nei periodi estivi. Sulla carta, questi operai, un centinaio almeno, risultavano collaboratori esterni, forniti da cooperative, per prestazioni occasionali e limitate nel tempo. Nella realtà, erano operai, manovali e facchini, a volte inseriti nella catena produttiva di aziende di vario tipo, operanti nel comparto tessile, della produzione di materie plastiche, del commercio all’ingrosso di surgelati, della produzione di materiali per la pulizia e dei trasporti su strada. Otto le ditte che sono finite nel mirino della Guardia di Finanza di Pistoia, nell’ambito dell’operazione "Worker defense", che ha portato a scoprire un giro di fatture false emesse per coprire abusive somministrazioni di manodopera da parte di due cooperative a favore di imprese. Sono 13 le persone indagate (11 titolari e dirigenti delle ditte e due delle cooperative) nell’inchiesta coordinata dalla procura di Pistoia, pubblico ministero Chiara Contesini. Nell’ambito dell’indagine sono stati sequestrati di 1,8 milioni di euro, tra somme di denaro (1.749.953 euro), depositate su 20 rapporti bancari, e immobili (un’abitazione e due terreni, del valore di 80.882 euro).
Un lavoro complesso quello svolto dai finanzieri, partito da una serie di controlli standard sulle ditte, ma che ha scoperchiato un sistema che andava avanti da anni, in alcuni casi dal 2014. Sei delle ditte operavano nella piana pistoiese e in particolare nella zona di Quarrata e altre due nella piana fiorentina.
Secondo le Fiamme Gialle, le ditte utilizzavano manodopera illecitamente fornita da due cooperative di lavoratori sotto apparente forma di appalti di servizi. Dalle investigazioni è emerso che tali coop però, anziché svolgere i servizi di facchinaggio e magazzino pattuiti, in realtà, si limitavano a somministrare il personale, senza l’autorizzazione del Ministero del Lavoro per questo tipo di attività.
Le imprese ne traevano molteplici (ma non dovuti) benefici, con ingiusto vantaggio competitivo verso i concorrenti, sia in termini di costi non sostenuti per le contribuzioni obbligatorie ai fini assistenziali e previdenziali, sia per i consistenti abbattimenti dell’Iva dovuta allo Stato grazie alla detrazione dell’imposta indicata nelle false fatture emesse dalle cooperative, per prestazioni di servizi mai rese.
Nel frattempo, con la definizione delle indagini, molte delle aziende hanno provveduto a sanare il proprio debito con l’erario, mentre tutti i lavoratori sono stati regolarmente assunti, con contratti a tempo indeterminato, e tutte le tutele ad essi connesse, mentre per anno avevano lavorato praticamente "a cottimo", senza alcuna tutela.
Nel complesso, però, le aziende coinvolte insieme con le cooperative hanno dovuto pagare sanzioni amministrative per una somma totale che supera i 4 milioni di euro.
red. pt