I suoi ideali sono quelli di sempre. I sogni pure, sebbene modificati dal tempo che con il suo scorrere ha introdotto nuovi linguaggi: "Sogno un universale maschile e uno femminile, equipollenti, di uguale peso nella diversità". Mai l’attenzione di Lidia Ravera, autrice (suo il libro "Porci con le ali" divenuto caso editoriale nel 1976), giornalista e sceneggiatrice, si è spostata in generale dalla vita, unica e a termine, oggi in particolare giunta per lei al suo "terzo tempo". Sarà questa nuova declinazione della maturità di donna ad essere al centro di "Age pride", ‘saggio-requisitoria’ in uscita a febbraio per Einaudi. Con una convinzione che parte da un dato: "Gli over 60 come me rappresentano un terzo della popolazione italiana. La società italiana deve ridisegnarsi a partire da noi. Noi che siamo, di fatto, avventurieri, senza modelli da imitare". Simbolo di tante battaglie femministe, Lidia Ravera sarà in dialogo con Agnese Pini, direttrice Qn, La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino nell’ultimo incontro "Pari e dispari" domani alle 18, alla libreria Lo Spazio.
Dalla censura su ‘Porci con le ali’ a oggi. Qualche progresso nel mezzo ci sarà pur stato…
"Di passi avanti ne sono stati fatti. Ora però siamo a fare passi indietro. Perché questo è quando un deputato propone un bonus di 20mila euro a chi si sposa in chiesa. E se questa destra resterà al governo, di passi indietro ne faremo altri ancora. Il comune senso del pudore di quegli anni oggi non c’è più, come prova l’esistenza di risorse come Tinder e YouPorn. ‘Porci con le ali’ era un romanzetto d’amore, i cui intenti non sono stati da tutti compresi. Da allora non ho mai cambiato idee, continuo ad essere di sinistra, femminista. E mi auguro che le donne montino la guardia a questo scivolamento indietro. Altrimenti tutto quanto conquistato finora verrà pezzo per pezzo smontato".
Chi sono quelle che lei definisce ‘uome’?
"Quelle che per fare carriera imitano gli uomini. Donne deboli che pensano così facendo di rompere il tetto di cristallo. Voglio una donna femminista che arrivi al governo sospinta delle altre donne che lei ha capito e consolato, a partire da se stessa; che non si faccia chiamare ‘il presidente’".
Quote rosa, in politica o sul lavoro: giuste o sbagliate?
"Le ritengo una fase di passaggio. Cominciamo con imporre una quota femminile, così le donne avranno spazio per esercitare la loro intelligenza".
Disparità di genere, quanto sono colpevoli le donne?
"Non lo sono. Stanno solo lavorando a una rivoluzione che richiederà ancora decenni".
Quanto interessa alle nuove generazioni di donne la questione femminista?
"Continua ad essere sentita, ovviamente con la sensibilità moderna. Un po’ più distratta magari, più legata alle immagini che non ai libri. La realtà cambia, si creano nuovi linguaggi".
Ci sono oggi donne in grado di scardinare questo sistema ancora così ancorato a stereotipi di genere?
"Politicamente parlando, mi era parsa una buona scelta quella di candidare alla segreteria del Pd Elly Schlein. Così non andrà e quindi niente cambierà. Poteva essere una voce diversa, valeva la pena rischiare. A destra l’hanno capito, a sinistra ancora no".
linda meoni