
Le sfide della mente: "Ho rinunciato al lavoro che amo per stare vicino a Michele"
PISTOIA
È una vita vissuta con grande intensità di azioni e di emozioni, quella di Angela Nisticò. Per 28 anni ha lavorato al vecchio Ceppo, coprendo anche i turni di notte, ma questo non le ha impedito di essere mamma presente, anche quando era assente per motivi di servizio: "I miei figli erano abituati, sapevano che volevo sapere quando uscivano e dove andavano. Ho sempre avuto un ottimo dialogo con loro, da amica non amica perché prima di tutto mamma, gli ho insegnato a essere responsabili." È stato impegnativo crescerli lavorando in casa e fuori casa, ma mai si è persa d’animo scegliendo di andare avanti con tenacia, anche quando sul finire degli anni Ottanta il figlio ha iniziato a manifestare disturbi mentali: avendo la necessità di essere più presente, e non volendo mettere in difficoltà i colleghi dell’Ortopedia, chiese di poter lavorare dove gli orari di lavoro fossero più flessibili. Ottenne come nuova destinazione il servizio multi zonale: le pesò molto, ma doveva stare accanto al figlio che allora stava proprio male e aveva bisogno di lei. "Dopo 8 mesi dette i primi dei segnali di miglioramento, diventando gestibile, e a me mancava il contatto coi pazienti. Quindi prima che scadesse il bando per l’assistenza sul territorio feci domanda, e sono stata io la prima sanitaria a uscire per svolgere questo servizio, riprendendo in mano un po’ della mia vita". Intanto suo figlio continuava a essere assistito al Centro Salute Mentale, dove con l’assistenza del dottor Tito Caselli faceva progressi significativi: "Ho molta gratitudine per Caselli, mi sono sempre confrontata con lui per essere certa di avere con Michele il giusto comportamento. Ma non tutti i genitori facevano come me, molti si vergognavano della diversità dei propri figli, e anche questo mi restava difficile da accettare. Accettai di buon grado la proposta che mi fece di dar vita a una realtà in cui anche le famiglie potessero essere accolte e sostenute: era l’11 giugno 1991 quando nacque Solidarietà e Rinnovamento". Da allora Angela si è mossa per smantellare la paura e la vergogna, e sostenendo le famiglie: "Se la famiglia è la prima a non accettare, come possono farlo gli altri? Con mio figlio ho sempre parlato liberamente, facendo in modo di stabilire regole rispettose, ma certo non limitanti il reciproco scambio di pensiero".
Abbattere gli stereotipi in favore del dialogo è stato il primo degli obiettivi che si era posta, e nonostante qualcuno le abbia talvolta prospettato previsioni nefaste, è andata avanti con i suoi progetti che ha spesso concluso con successo. Vorrebbe altrettanta forza nella donna: "Troppo spesso oggi antepone il proprio aspetto all’essere mamma, per molte non sembra più essere un atto d’amore. Non tutte, sia chiaro, ma si diventa partner con troppa superficialità, per poi stancarsi e ai primi segnali di difficoltà mettere in atto ogni strategia pur di levarsi dai piedi l’uomo il compagno. Gli uomini non devono pensare che la donna sia al loro sevizio, è il rispetto reciproco che dobbiamo recuperare, se non c’è scaturisce la violenza, argomento sul quale ci sarebbe molto da approfondire, perché non tutto è sempre come sembra. La prima cosa da cambiare è la legge, cosa ottiene la donna che denuncia abusi o maltrattamenti? Di non essere protetta e di incrementare la rabbia di lui".
Alessandra Chirimischi