LINDA MEONI
Cronaca

L’ecologia dell’abitare: "Ripensiamo il convivere"

La lezione dell’antropologo Andrea Staid si è tenuta al Teatro Bolognini

L’antropologo Andrea Staid

L’antropologo Andrea Staid

PISTOIA Parola chiave che rappresenta l’oggi, "riparare". Ovvero, cavalcare la crisi per ripensarci e reinventarci, leggere in quella stessa crisi un’opportunità per migliorare. E per rovesciare finalmente lo sguardo, anche quello che inquadra la questione dell’abitare mai così connessa allo star bene nel mondo e a far star bene il mondo. Tanti i temi affrontati dell’antropologo Andrea Staid nell’ambito della seconda (e ultima) lezione preparatoria ai Dialoghi di Pistoia che dal 23 al 25 maggio prossimi rifletteranno sul tema "Stare al mondo. Ecologie dell’abitare e del convivere", tanti i ragazzi e le ragazze che hanno teso le orecchie lunedì scorso al Bolognini essendo loro affidati i compiti più lungimiranti sulla salute del Pianeta. "Occasioni di crisi come quella che viviamo offrono la possibilità di accendere un cervello collettivo capace di rispondere a tutta una serie di domande che riguardano la casa, il paesaggio e l’abitare – ha detto Staid al pubblico in platea -. La casa ecologica del futuro ha a che fare soprattutto con la capacità di convivere. Ma ‘casa’ sono anche le scuole, gli uffici, le città, il mondo tutto. Progettare in modo ecologico quindi significa anche rivoluzionare i concetti di interno e di esterno, significa rallentare con i nostri ritmi di vita, abitare meno. E ancora: ripensare la mobilità collettiva perché la macchina alimentata a batterie al litio per la singola persona non può essere una risposta sostenibile. Solo la politica possiede la forza per un cambiamento strutturale". C’è poi, ha introdotto Staid che ritornerà a Pistoia anche a maggio nei giorni clou del festival, la questione della cosiddetta "architettura vernacolare". "Le case vernacolari rappresentano la storia dell’abitare umano – ha proseguito l’antropologo -, quando si costruiva ancora conoscendo materiali, tecniche e luoghi nel loro completo rispetto. Il passato non è eroico né perfetto, ma è un dato certo che le case di un tempo avevano un altro tipo di impatto sull’ambiente. Dico questo forte delle ricerche condotte sul campo, potendo portare esempi concreti, come le case coi muri a secco dell’Appennino Pistoiese, le case in ladiri sarde, tipico mattone in terra cruda, o i tulou, le case-fortezza autosufficienti dei cinesi. Sono questi cenni a quel tipo di eco-abitare che è stato capace di decostruire il concetto antropocentrico, risultato evidentemente miope minando la sopravvivenza collettiva sul pianeta". Infine l’appello a sentirsi parte della natura, a porsi in ascolto di essa e a rendere strutturale qualcosa che oggi è riconducibile a una nicchia di popolazioni. "Abbiamo bisogno di relazionarci con amministrazioni, architetti, con chi ripensa l’architettura della città. A chi ci dice che le soluzioni non le abbiamo io dico invece che sì, le abbiamo, dobbiamo solo avere il coraggio di insistere e di scommettere, di inserire il futuro nel presente. Da soli non ci si salva: insieme ce la faremo". Archiviato questo secondo incontro ora non resta che attendere la pubblicazione del programma, per puntare dritto a maggio 2025. l.m.