PISTOIA
Con un’economia che stenta a rialzarsi, oramai in maniera cronica da dopo i mesi di stop totale dovuti alla pandemia, anche la crescita dei prezzi nella nostra provincia va abbastanza più a rilento rispetto che altrove, almeno di alcune realtà del nord Italia. Ed i dati che emergono dalle rilevazioni dell’Istat sull’inflazione del mese di ottobre vanno proprio in questo senso, così come poi sono state rapportate sulle città più care d’Italia da parte dell’Unione Nazionale Consumatori andando oltre i semplici capoluoghi di regione. La nostra città si trova al 45° posto nella classifica nazionale per quanto riguarda i rincari annui per una famiglia media rispetto allo stesso periodo del 2023 con un aumento di spesa complessivo di 179 euro ed una inflazione annua del solo mese di ottobre che è al +0,7%.
Dati da valutare come incremento di soldi da far circolare per una famiglia di non poco conto, mettendoci dentro la spesa alimentare, bollette, rette, servizi e quant’altro, ma comunque al di sotto di quella che è la media nazionale che parla di un rincaro di 212 euro ed un tasso di inflazione del mese di ottobre al +0,9%. Una panoramica decisamente differente rispetto ai primi posti fra l’altro: basti pensare a Bolzano dove la spesa media in un anno è cresciuta addirittura di 579 euro (+2% di tasso d’inflazione) ma evidentemente il benessere la fa da padrone in una città a trazione turistica e anche industriale. Al secondo posto Roma (388) davanti a Trento (383) ma nella top-10 non c’è nessun capoluogo toscano.
Su scala regionale la nostra città si trova a metà del guado, al quinto posto. I rincari più alti nel Granducato sono per Siena con 281 euro davanti ad Arezzo con 255. Una venticinquina di euro di differenza, invece, è quelli che Pistoia tiene di vantaggio su Massa Carrara e Grosseto entrambe a 153 euro e 0,6% di tasso d’inflazione. La classifica, poi, viene chiusa da Firenze con un rincaro medio di appena 52 euro (+0,2%) che risulta l’ottava città d’Italia più virtuosa su questo tema. Valori, pertanto, che mettono Pistoia anche in una situazione di inferiorità rispetto alla stessa area metropolitana perché, a fronte di un quadro occupazionale tutt’altro che positivo, la spesa corrente cresce. I quasi 180 euro in più nel giro di dodici mesi vogliono significare, a fronte di uno stipendio singolo di 1200-1300 euro, un abbondante 15% da dedicare al rincaro sapendo che già si partiva da valori abbastanza alti. Proiezioni, pertanto, che devono far riflettere e che dovranno essere valutate sul tipo di impatto che avranno sui salari medi della provincia.
Saverio Melegari