di Giacomo Bini
L’acqua del torrente Agna continua a scorrere nella zona industriale di Montale portando masse di fango e di pietrisco dentro i capannoni. L’enorme varco nell’argine dell’Agna è ancora aperto, nonostante i mezzi al lavoro da venerdì mattina, e il torrente si è impadronito delle strade e degli edifici delle decine di aziende della zona. Gli imprenditori della zona sono disperati e chiedono un intervento più rapido e intenso per chiudere la falla sull’argine e per fermare quella massa d’acqua che ha invaso magazzini, laboratori e uffici. "In queste strade ci sono miliardi di valore – dice Silvano Verniani della Sima, un’azienda di tessuti – solo nel nostro capannone e solo di materiale c’è un milione e mezzo di roba".
I portoni in ferro sono stati divelti dalla piena, i muletti sollevati come fuscelli e rovesciati, macchine da centinaia di mila euro ciascuna del tutto rovinate. Nella ditta Mariplast che fa prodotti in plastica per l’industria tessile c’erano cento pancali pronti per una spedizione internazionale che doveva avvenire lunedì. Almeno 150mila euro sono andati perduti solo per quel materiale, confezionato e pronto a partire. Ci sono ditte di eccellenza nella zona industriale di Montale, aziende che fanno prodotti di diverso tipo e di notevole valore. Questa inondazione, che non vuole fermarsi neanche il giorno dopo, è un colpo durissimo.
"Invece di questa zona non parla nessuno – si lamentano tutti gli imprenditori che abbiamo incontrato – anche in Tv e nei media parlano di Campi e di Prato ma non di Montale dove invece c’è una situazione gravissima". "Bisogna che quell’argine sia rimesso a posto il prima possibile – dice Fabia Romagnoli – mi sarei aspettata di vedere più mezzi, magari l’esercito e bisogna ristabilire la viabilità perché se non ci tolgono il torrente dai capannoni e non rimettono a posto i collegamenti viari noi non possiamo nemmeno provarci a ripartire, non possiamo nemmeno verificare i danni".
Un grido accorato di protesta viene da Stefania Agostini (nella foto piccola, ndr) del Tibettificio Pratese, un’azienda da anni in grande crescita, un fiore all’occhiello per il territorio montalese. "Non ci ha considerato nessuno – dice Stefania Agostini – sono dovuta andare io a prendere l’acqua e qualcosa da mangiare per i nostri dipendenti che si stanno adoperando per togliere il fango dai capannoni anche se non sarebbero tenuti a farlo. Ma a parte loro noi non abbiamo visto nessuno a darci una mano".
I dipendenti del Tubettificio si sono messi gli stivali e lavorano per rimuovere fango e detriti. I grandi rotoli di carta che costituiscono la materia prima del tubettificio sono intrisi di acqua, i prodotti finali pronti ad essere spediti sono ammucchiati fuori dagli edifici. "Non sappiamo nemmeno come fare a portar via tutta questa roba – dicono i titolari – è un vero disastro". Molti guardano ai lavori in corso sull’argine e scuotono la testa. "Con questo ritmo – dicono – questo lavoro durerà molti giorni e noi non potremo liberare le nostre aziende dall’acqua, occorre un intervento in forze".
I mezzi della Regione ieri mattina hanno rimesso su l’argine ovest, quello verso Montemurlo, ma dalla parte di Montale ancora c’è una varco aperto e neanche una goccia di acqua resta nel letto del torrente. Molti rammentano che in passato, anche recentemente, nell’argine si erano viste delle infiltrazioni, delle avvisaglie di debolezza. "Tagliano l’erba – dice un imprenditore – e fanno le piste ciclabili ma su quest’argine bisognava fare più manutenzione". "Bisogna rivedere tutta la nostra mentalità – sostiene Mario Paolacci – tutti noi bisogna capire che è cambiato tutto, bisogna fare tutti più attenzione e comportarsi correttamente, dallo smaltimento dei rifiuti alla manutenzione del nostro territorio". Intanto, verto le 13 è arrivato sul posto anche il senatore e vice-ministro Patrizio La Pietra . "Sono venuto – dice – perché ho voluto vedere di persona la situazione e ascoltare gli imprenditori della zona". Intanto qualcuno fa notare che la rottura dell’argine dell’Agna, con il disastro subito dalla frazione di Stazione di Montale, ha impedito la piena della Bure e ridotto i rischi per il paese di Agliana. Ora gli imprenditori chiedono che la loro situazione sia considerata una priorità assoluta. Sono a rischio anche molti posti di lavoro.