PISTOIA
Una giornata per rendere omaggio a Carlo Chiti. Nel centenario dalla nascita dell’ingegnere di F1, le commemorazioni hanno avuto inizio con la scopertura della targa in ricordo al Liceo classico "Niccolò Forteguerri" di Pistoia, dove aveva studiato e posto le basi del futuro percorso, contribuendo all’arricchimento di alcune qualità a lui riconosciute quali la grande umanità e la correttezza. Nel pomeriggio, nella Sala Maggiore del Palazzo comunale, il momento del convegno "Carlo Chiti: una mente aperta a 100 anni dalla nascita" coordinato dal direttore di "Autosprint" Andrea Cordovani, a margine del quale è stato presentato il bozzetto dell’opera raffigurante l’ingegnere che verrà installata nel corso del 2025 nel piazzale Largo Carlo Chiti alla Collina.
Nato a Pistoia nel 1924, Chiti è stato uno dei grandi progettisti di auto da corsa del dopoguerra, ed è per questa eccellenza italiana che l’Ordine degli Ingegneri di Pistoia, con la compartecipazione del Comune di Pistoia che ha deliberato all’unanimità in consiglio di riconoscerlo cittadino benemerito, e con la stretta collaborazione con Automobile Club di Pistoia, hanno organizzato la giornata di ieri.
Nel 1957 Enzo Ferrari chiamò Chiti al progetto della Ferrari 156 F1, la prima vettura Formula 1 della casa a motore posteriore. Lì restò fino al 1961 quando decise di tentare l’avventura della ATS. Durante il periodo di F1 Ferrari, i motori e le vetture progettati da Chiti vinsero due titoli mondiali. "Come Ordine degli Ingegneri sentiamo non solo il dovere, ma anche l’onore di ricordare Carlo Chiti - ha affermato Tommaso Giusti, presidente dell’Ordine degli Ingegneri di Pistoia - per farne apprezzare la caratura alle nuove generazioni di pistoiesi, ma anche per riconoscere il lustro che ha donato a noi, suoi concittadini".
Al convegno sono intervenuti importanti giornalisti sportivi, ex piloti e tecnici del settore automobilistico che hanno raccontato la figura di Chiti, la sua vita professionale e le innovazioni tecniche a lui dovute. "Vi ringrazio perché mio padre è sì stata una persona eccezionale, però quello che aveva veramente è la curiosità e la passione per la cultura anche umanistica - ha detto il figlio Arturo Chiti la mattina nel momento di incontro con gli studenti del Forteguerri -. Alla sua grande capacità di avere una mente aperta ha contribuito anche questa scuola. E per far sì che accada anche a voi, vi dico di sfruttare questi anni a pieno. Ricordo quando da bambino sentivamo i discorsi con i suoi amici ingegneri - ha raccontato ancora il figlio Arturo -, mi hanno fatto capire quali sono i valori che possono far crescere, uno su tutti la cultura. Vedere oggi voi ragazzi leggere quello che ha fatto mio padre mi riempie il cuore. Dovete essere la staffetta per prendere il bello, il giusto, di ciò che è stato fatto finora e portarlo ancora più avanti per donarlo al prossimo. Vivete con intensità".
Gabriele Acerboni