Daniele Maiorino resterà in carcere. I giudici della Corte di Cassazione hanno rigettato il ricorso presentato dall’avvocato Katia Dottore Giachino del foro di Prato, che lo assiste fin dal suo arresto per il brutale omicidio avvenuto alla Ferruccia di Agliana, all’alba di lunedì 8 gennaio. Maiorino, 58 anni, originario di Prato, si trova in carcere dal 18 gennaio scorso, accusato di aver assassinato il cognato Alessio Cini, 56 anni, tecnico tessile della Microtex di Prato. Lo avrebbe colpito con una spranga alla testa e poi, ripetutamente, al torace, per poi appiccare il fuoco al corpo mentre la vittima respirava ancora. Un delitto consumato nel cortile della villetta trifamiliare dove entrambi abitavano, tra il silenzio dei vivai e l’argine del torrente. Il giudice per le indagini preliminari Patrizia Martucci aveva convalidato il fermo del 18 gennaio e accolto la richiesta di misura cautelare in carcere del sostituto procuratore Leonardo De Gaudio. Contro l’ordinanza del gip del 22 gennaio era stato presentato il ricorso al Tribunale del Riesame, che lo aveva poi respinto.
"Attendiamo le motivazioni dei giudici della Suprema Corte - commenta l’avvocato Katia Dottore Giachino – Il mio assistito ha sempre sostenuto la propria innocenza. Per questo, stiamo portando avanti con scrupolo le nostre indagini difensive. In particolare, confidiamo nel lavoro che svolgeranno gli uomini del Ris di Roma, su alcuni importanti reperti trovati nei pressi della villetta dove si è consumato il delitto". Il prossimo passaggio sarà l’udienza davanti al giudice per le udienze preliminari di Pistoia e quindi, se sarà accolta la richiesta di rinvio a giudizio, il processo in Corte d’Assise.
Determinante, per le indagini, svolte dai militari del Nucleo Investigativo e quelli della Sezione operativa dei carabinieri di Pistoia, e dirette dal sostituto procuratore Leonardo De Gaudio, è stata l’analisi delle telecamere di videosorveglianza della zona, che hanno permesso di individuare con precisione l’orario in cui è stato commesso l’omicidio, così da escludere il coinvolgimento di altri sospettati. E soprattutto, le intercettazioni ambientali nell’auto di Maiorino, nelle quali è lui stesso, parlando tra sé e sé, a descrivere dettagli dell’omicidio.
Dietro il brutale delitto, secondo l’ipotesi dell’accusa, ci sarebbe un interesse economico. Maiorino, sposato e con una figlia, un impiego non stabile nel campo della installazione di infissi, sembra avesse gravi problemi economici. Ben diversa la situazione del cognato. Un impiego sicuro, come operaio tessile alla Microtex di Prato. E poi una eredità arrivata di recente, dopo la morte della madre nella scorsa estate. Gli inquirenti ipotizzano che Maiorino puntasse ad ottenere l’affidamento della nipote per mettere le mani su quel patrimonio. Intanto, la figlia di Cini, si è trasferita nella casa della nonna materna. La famiglia Cini è assistita dall’avvocato Francesco Ceccherini di Firenze.
M.V.