PISTOIA
Chi ha colpito Alessio Cini lo ha fatto praticamente all’ingresso di casa. La macchia scura dove il corpo dell’operaio 57enne è stato bruciato è rimasta a terra e segna il luogo dell’agguato: proprio a un passo dalle scale che conducono alla casa della vittima, al primo piano della villetta di via ponte dei Baldi alla Ferruccia di Agliana. A una settimana dal brutale omicidio, avvenuto all’alba di lunedì 8 gennaio, intorno alle 5,30 del mattino, nella villetta trifamiliare sono tutti chiusi nel silenzio. Al piano terra vivono l’ex cognata della vittima che insieme al marito ora si occupa della figlia 14enne e la protegge da tutto ciò che possa provocarle ulteriore dolore. Accanto, sempre al piano terra, l’appartamento dei vicini di casa, lui originario della Campania e la sua compagna.
A far scudo a questo silenzio irreale, solo l’abbaiare dei cani, che non permettono a nessuno di avvicinarsi oltre l’inizio del viale che conduce alla proprietà. C’è il cagnolino della vittima, che abbaia senza sosta, forse sta ancora aspettando il suo padrone.
E poi c’è il dobermann dei vicini di casa, che non fa avvicinare nessuno al cancello d’ingresso, che confina con le scale dell’appartamento di Cini. Gli inquirenti stanno passando al setaccio le telecamere di sorveglianza delle case e dei vivai che confinano con la villetta. Ma la proprietà dove viveva Alessio Cini è assai isolata, immersa nei campi e nelle coltivazioni della piana pistoiese, e difficilmente quelle registrazioni potranno fornire immagini utili.
La villetta, infatti, si trova alla fine di una strada senza sbocco.
Alle spalle della casa, una distesa di campi, di fronte la strada l’argine dell’Ombrone, e alla fine del viale il ponte di Berlichhe. Di giorno, la strada è immersa nella nebbia, di sera è avvolta nel buio. Chi ha aggredito Cini lo ha fatto nell’oscurità: l’uomo non ha visto il suo assassino.
I carabinieri del Nucleo investigativo di Pistoia, diretti dal sostituto procuratore Leonardo De Gaudio, lavorano senza sosta. Il materiale da analizzare è tanto. Si cerca anche sul cellulare della vittima, messaggi e telefonate utili, qualcosa che possa dare indicazioni anche sugli ultimi attimi di vita dell’uomo. Cini è uscito di casa che era ancora notte, con una tuta e senza calzini, tutto fa pensare che sarebbe rientrato, e che è stato sorpreso dal suo assassino. Ma la vita di Alessio Cini era una vita semplice, lineare, come la descrivono anche gli amici più cari, quelli del suo paese di origine, Sant’Ippolito. Ruotava attorno alla figlia, 14enne, e alla sua famiglia: l’anziana madre che ha assistito fino alla sua morte, avvenuta la scorsa estate, e la sorella, che ha bisogno di cure e che lui andava a trovare quasi ogni giorno. Poi c’era il lavoro, come operaio tessile alla Microtex di Prato. E a Prato,Alesio Cini sognava di tornare a vivere un giorno, magari quando la figlia fosse diventata più grande. Un progetto interrotto da chi ha agito con una brutalità senza fine.
Martina Vacca