
L’omicidio Winkelmann Un giallo storico
Un giovane cuoco pistoiese, nato a Campiglio di Cireglio, uccide a coltellate il grande filologo e archeologo Johann Joachim Winkelmann l’8 giugno del 1768 in una stanza d’albergo di Trieste. Questo il fatto, realmente accaduto, su cui è incentrato il nuovo romanzo di Andrea Bolognesi, da poco uscito per Giraldi Editore col titolo "L’imprevedibile ruota del destino" e già in distribuzione nelle librerie. Studioso di storia locale il Bolognesi è già al suo secondo "giallo storico" dopo "Il sigillo perduto del papa" uscito nel 2018. Il nuovo romanzo mette sotto i riflettori, con una sapiente narrazione letteraria, la figura di un pistoiese che sarebbe finito nella folta schiera delle esistenze dimenticate dalla storia se non fosse stato per quell’omicidio eccellente che ebbe come vittima uno degli intellettuali più importanti dell’epoca e per il quale pagò con la condanna a morte. Il ritratto di Francesco Arcangeli che emerge dal romanzo di Bolognesi è quello di un giovane irrequieto, che non si rassegna a fare il carbonaio e a "mangiare polenta e castagne per tutto l’anno" e che quindi se ne va dal suo paese natale, Villa di Campiglio, facendo un altro mestiere, quello di cuoco, al servizio di vari signori tra Firenze e Venezia, smanioso di riscattarsi dalla sua miseria anche a costo di qualche furtarello, che lo portò a scontare un paio d’anni di carcere prima dell’incontro fatale con il grande Winkelmann, che si trovava a Trieste, in incognito, in attesa di un imbarco per Roma.
Quali dinamiche abbiano portato due uomini così lontani per livello sociale e cultura a trascorrere fianco a fianco diversi giorni e anche a ritrovarsi nella stessa camera d’albergo quel fatidico 8 giugno del 1768 è ricostruito dal romanzo di Bolognesi con un crescendo di tensione che alimenta la curiosità del lettore capitolo dopo capitolo. Tra i due si si instaura un gioco complesso fatto di interesse e bugie, di misteri misti a rivelazioni, di attrazione e paure che culmina in un rapporto sessuale tra i due che precede l’epilogo drammatico e cruento. Ai moventi personali si mescola un intrigo internazionale che coinvolge l’ordine dei Gesuiti che in quell’epoca era oggetto di espulsioni e repressioni in tutta Europa e lottava per la propria sopravvivenza.
Winkelmann era uomo influente presso la sede pontificia essendo protetto del potente cardinale Albani e dal 1764 soprintendente alle antichità nello stato della Chiesa mentre il ladruncolo Arcangeli era un conoscente del padre Bosizio, alla guida dei gesuiti di Trieste. Bolognesi ricostruisce la vicenda utilizzando gli atti dell’inchiesta condotta dal Bargello Giovanni Zanardi altro personaggio veramente esistito la cui personalità ha un ruolo essenziale nel romanzo. Zanardi è un poliziotto attento ai dettagli, che non si rassegna alle apparenze e arricchisce la vicenda di punti interrogativi che rendono non del tutto chiusa la questione del movente reale di Arcangeli.
Giacomo Bini