LINDA MEONI
Cronaca

L’ultimo applauso. Amore e disperazione per l’addio a Filippo

San Paolo piena all’inverosimile per l’estremo saluto al giovane attore. Le parole della sorella Matilde: "Questo eri tu, un bellissimo casino".

I negozi di via Carratica hanno abbassato le saracinesche durante la messa per partecipare al lutto della famiglia di Filippo Bonacchi (FotoCastellani)

I negozi di via Carratica hanno abbassato le saracinesche durante la messa per partecipare al lutto della famiglia di Filippo Bonacchi (FotoCastellani)

Casino, fischi, applausi. Venisse giù il teatro. Se solo quello ieri, in quella bolla di chiasso lunga minuti, fosse stato un teatro. Se solo quello fosse stato il più azzeccato degli spettacoli e non un addio, il sipario che si chiude per l’ultima volta. Per non riaprirsi più. "Più", "mai": che assurde parole se rivolte a un figlio, un fratello, un nipote, un amico di soli 26 anni. Tanti (pochi) ne aveva Filippo Bonacchi, promettente attore pistoiese mancato dieci giorni a fa a Milano, che l’ultimo suo pubblico lo ha incontrato ieri nella chiesa di San Paolo, piena fino a scoppiare. Occhi gonfi, fazzoletti umidi, tutti a condividere il dolore per una perdita difficile da digerire. "Disperazione", così l’hanno chiamata nei loro cuori e al microfono della chiesa quest’improvvisa assenza i nonni tutti Giovanna e Osvaldo, Franco e Fiorella, che hanno avuto la sola forza di dire "grazie" per il bene ricevuto. Chi era Filippo è risultato trasparente e chiaro nelle parole di chiunque ieri abbia preso parola davanti a tutti: un mentore, un professionista appassionato, un maestro della risata, un tenace, pieno di motivazione e ambizione, deciso a raggiungere il traguardo senza mai rallentare.

"Tu eri la persona più brillante e divertente mai conosciuta. Tu, Fil – ha detto Andrea, uno degli amici – eri un amico vero". E poi i ricordi dal mondo del teatro, della danza, le serate condivise a ridere – meglio, a "scappottarsi dal ridere" – e le esperienze in Brasile per imparare a fare il trapezista, a Londra per imparare l’inglese "finendo a fare il cameriere in un ristorante siciliano". L’ultima parola alla sorella di Filippo, Matilde, mentre babbo Federico e mamma Silvia hanno fatto il pieno di abbracci e riconoscenza da parte di quella marea di amici. "Ciao amore mio – ha esordito così –. Non trovo un senso a questa situazione, sono qui che aspetto che tu torni da me, che mi chiami ancora, anche per dirmi niente. Tu eri la mia stella, la mia luce. Chiunque si girava quando entravi in una stanza, io stesso rimanevo incantata ad ascoltarti, guardarti. Sono grata a mammo e babbo di avermi dato te. Noi che siamo sempre stati in prima fila per te a ogni tua vittoria, pubblica o privata che fosse. Ora – è stato l’invito di Matilde – vorrei solo vedere tutta questa gente qui per te alzarsi in piedi, applaudirti come alla fine di uno spettacolo. Fischiare, fare rumore, dirti ‘bravo’. Perché questo tu eri: un bellissimo casino".

"Incontrando la mamma di Filippo pochi giorni prima dell’accaduto mi è capitato di chiederle: ‘cosa le fa battere il cuore’? La sua famiglia, i suoi figli rispondeva lei – ha detto don Ugo Feraci officiando la messa –. Filippo, mi ha raccontato sua mamma, diceva che se non avesse fatto l’attore non sarebbe neppure nato. La sua morte improvvisa porta impresso anche quel suo impegno nel mondo del volontariato tra i piccoli in corsia. Un servizio di cui parlava poco, ma che svolgeva con naturalezza. Il suo era un cuore generoso. Filippo aveva trovato la sua perla preziosa: a Filippo chiediamo che ci sia d’ispirazione perché ognuno di noi possa trovare questa perla preziosa".

Mentre una città intera (presenti anche il sindaco Alessandro Tomasi e rappresentanti della giunta) salutava Filippo, via Carratica ha simbolicamente abbassato le serrande, appendendo palloncini rossi e cartelli con su scritto "Ciao Filippo". Le offerte raccolte durante la funzione saranno devolute all’associazione Veronica Sacchi-Volontari col naso rosso di Milano, impegnata a intrattenere i piccoli pazienti dei reparti oncologici.

linda meoni