Prigioniero della Sla. Senza ascensore e costretto a pagare il trasporto per le cure

E’ la vicenda di Andrea, 42 anni e già inchiodato alla sedia a rotelle. La fisioterapia è indispensabile, ma il pacchetto di 20 viaggi gratuiti alla Maic è esaurito. Il costo, dal primo ottobre, è di 70 euro a settimana

Andrea Giardina ha lavorato per 19 anni per l’indotto Hitachi

Andrea Giardina ha lavorato per 19 anni per l’indotto Hitachi

Pistoia, 15 ottobre 2024 – Succede tutti i martedì e giovedì, ormai da qualche mese. Il mezzo attrezzato arriva sotto casa. Due piani da scendere, niente ascensore. Andrea ha 42 anni, è in sedia a rotelle. Deve andare alla Maic. Qualche ora di riabilitazione. Per provare a resistere, per invertire la marcia che due anni fa ha cominciato a ingranare la Sla, Sclerosi laterale amiotrofica. Finita la terapia, il mezzo lo riaccompagna a casa. E dallo scorso primo ottobre, e così a ripetizione finché (sempre?) di fisioterapia ci sarà bisogno, Andrea apre il portafogli: trentacinque euro. Che per due, tanti quanti sono i trasporti a settimana, diventano settanta. Settanta euro per una manciata d’ore di aria. Per una manciata d’ore di vita, di salute, di terapia che è preziosa come l’oro. Settanta euro che assomigliano a uno schiaffo per chi ha un’invalidità al cento per cento e, appunto, Sla certificata. Le prime difficoltà invalidanti, quelle fisiche, si sono manifestate in Andrea a maggio. Poi a luglio si è reso necessario un ricovero per intervenire sulle gambe per un altro tipo di patologia, da lì le dimissioni con indicazioni di fisioterapia in struttura che Andrea già faceva per “addomesticare” la Sla. E venti trasporti “abbonati” dalla sanità pubblica.

Infine arriva ottobre. I trasporti gratuiti sono esauriti, ma le sedute di fisioterapia servono ancora: Andrea ne ha bisogno, è l’unico modo che ha per invitare il suo corpo a reagire. Ed è anche l’unico modo per uscire di casa, perché la sua famiglia, senza le necessarie accortezze, non può accollarsi il rischio di andare su e giù da quelle scale portandolo a braccia. Una casa, che dovrebbe essere un nido, trasformata in prigione. “Finché ho potuto, a fare fisioterapia ci sono andato sulle mie gambe – dice amareggiato Andrea Giardina –. Adesso non ho alternativa al trasporto attrezzato e mi sembra assurdo che nella mia condizione mi venga richiesto un esborso simile. Io per la mia malattia ho perso il lavoro e con quello anche un’entrata mensile garantita”.

“La sua è un’invalidità al cento per cento – aggiunge mamma Anita –, ha la 104 e l’accompagnamento. Ma deve pagare un affitto, fare il padre e adempiere a tutte le spese del caso. Per diciannove anni ha lavorato per un’azienda dell’indotto Hitachi, ma le continue assenze per malattia, fino poi al suo degenerare e alla perdita dell’uso delle gambe, lo hanno portato al licenziamento. Pensavamo che avesse tutti i requisiti per beneficiare del trasporto gratuito. E invece no, dal primo di ottobre il conto è di 70 euro a settimana, colpa dei tagli indiscriminati alla sanità pubblica. Una cifra che in questa situazione sta già avendo il suo peso. E potrà solo peggiorare, restando così le cose.

“Stiamo lottando – conclude Anita –, abbiamo esposto la situazione al Comune di Pistoia che ci ha teso la mano e ha dimostrato con il sindaco grande comprensione e umanità. Perché c’è anche la questione ‘casa’ che sta diventando urgente. Un problema non solo economico ma anche sociale: senza un piano terra, o un ascensore, la sua è, e resterà, una vita da prigioniero”.

 linda meoni