Pistoia, 9 gennaio 2016 - L’accusa più grave, quella di aver provocato la morte dell’anziana che assisteva, è caduta nel corso delle indagini. Ora la badante romena accusata di aver maltrattato la donna malata di Alzheimer che accudiva notte e giorno, rivolgendosi a lei con parole offensive e, secondo l’accusa, picchiandola, si prepara ad affrontare il momento in cui potrà chiarire tutto quello che è accaduto e difendersi: il processo.
L’avviso di conclusione indagini firmato dal magistrato che le ha dirette, il sostituto procuratore Claudio Curreli, la cui area di specialità è quella dei reati contro la persona, ha raggiunto l’altro ieri Letitia Negoi, la badante di 61 anni, che vive ad Agliana, dove è ancora sottoposta all’obbligo di dimora. Non può, cioè, allontanarsi dal territorio comunale aglianese. Letitia è difesa dall’avvocato Gianluca Sebastio del foro di Pistoia che sta preparando la memoria difensiva. Ha venti giorni di tempo.
L’avviso di fine indagine prelude, come è noto, alla richiesta di rinvio a giudizio da parte del pubblico ministero. Un atto che, anche agli occhi del difensore, appare ormai scontato. Nè Sebastio ha intenzione di chiedere il rito alternativo abbreviato.
"Solo il dibattimento – ribadisce il penalista pistoiese – chiarirà quello che è avvenuto. E noi ci prepariamo ad affrontare il processo".
"Con sollievo – ci ha quindi spiegato l’avvocato Sebastio – verifico, dall’avviso di conclusione indagini, che viene meno l’ipotesi aggravata: quella della morte della povera signora come conseguenza di altro reato. La morte quindi non è più centrale in questa drammatica vicenda, non è più nel capo di imputazione formulato dal pm nei confronti della mia assistita, accusata di maltrattamenti ai sensi dell’articolo 572 del Codice Penale".
L’ipotesi accusatoria, comprende le ingiurie e le percosse che sarebbero state inflitte a Maria Candria Chiappelli, da parte della sua badante nel periodo in cui era stata assunta dai figli dell’anziana, che viveva con il marito, Leopoldo Themel, a Pracchia. E proprio le grida, e le parole forti pronunciate all’interno di quella casa erano state udite dai vicini in vacanza, durante la scorsa estate. Ne era nata una denuncia approfondita dai carabinieri.
La Procura della Repubblica aveva quindi disposto le intercettazioni ambientali sonore che, oltre ad altre testimonianze contenute nel fascicolo del magistrato, dimostrerebbero, secondo l’accusa, l’ipotesi dei maltrattamenti.
"Non c’è stato finora – sottolinea l’avvocato Sebastio – il modo per poter dimostrare la irrilevanza penale di questi fatti e la sede naturale per farlo, per contestualizzarli, è il dibattimento. Quella è la sede, anche per esaminare le intercettazioni ambientali. Di rito alternativo quindi non se ne parla. E’ necessaria un’istruttoria articolata e questo è incompatibile con l’abbreviato».
Sebastio ha sembre ribadito che il lavoro della Negoi nella casa di Pracchia era al limite delle possibilità umane: «Letitia Negoi era mentalmente sfinita, esaurita e per questo si è lasciata andare ad alcuni sfoghi sicuramente eccessivi, senza però mai percuotere nessuno dei due accuditi. Un contesto di rabbia il suo, avvalorato anche dalle considerazioni del tribunale del Riesame che aveva espressamente ridimensionato la vicenda e disposto la scarcerazione".