
Francesco Mati
Pistoia, 15 marzo 2016 - Francesco Mati, presidente del Distretto rurale vivaistico ornamentale di Pistoia, ha scritto al nostro giornale per dire che le piante non si regalano. Ora ci spiega il perché.
«La risposta è semplice, chi ha altre attività sul territorio cosa regala? Si sono mai viste fabbriche di scarpe che distribuiscono calzature ai cittadini? Dico sempre che abbiamo avuto per decenni a Pistoia una fabbrica di treni, a me nessuno ha mai regalato un biglietto per una corsa cittadina o il tagliando all’auto se portata in fabbrica da loro. Fra poco sarà un anno che sono stato eletto al Distretto vivaistico, non avete idea della quantità di richieste di piante in omaggio che ho ricevuto. Parlo di chi organizza eventi di media o grande portata, in genere ci provano tutti. Anche gli enti pubblici, per beneficenza. A Pistoia si producono grandi quantità di piante che poi andranno vendute ai vivai e a tutti coloro che potranno utilizzarle in giardini, parchi e verde pubblico. Ecco che non è difficile pensare che “A Pistoia ci sono tanti vivai, chiedo piante in omaggio...”».
Perché ha deciso di intervenire proprio adesso?
«Perché l’ultimo caso è stato fonte di tristezza. l’Ice, l’agenzia governativa per il commercio estero, ha organizzato la partecipazione italiana ad Antalya, una sorta di mini Expo all’aperto in Turchia che dura sei mesi e che è focalizzato anche sui giardini e le piante. Ha identificato il lotto, ha contattato uno studio di progettazione, ha pensato ad illuminazione, infrastrutture e impianti per poi convocare a Roma i rappresentanti del vivaismo italiano e chiedere loro le piante in omaggio. Insomma, l’Ice ha pagato tutto tranne le piante. Ha organizzato l’evento dando per scontato che le piante, per un valore complessivo di 135mila euro, sarebbero state regalate. Non si fa così».
Ci sono tanti enti che vi chiedono piante in regalo?
«Più che in regalo vengono chieste in uso. C’è un evento ufficiale? Viene organizzato un grande convegno? Si chiedono le piante ai vivaisti in cambio di un cartellino che li promuova. Ma i vivaisti non vendono a Pistoia, i loro clienti sono internazionali, europei ed extraeuropei, quindi avere un cartellino serve solo a chi cerca piante per allestimenti. In questo modo la volta successiva chiederà a quel vivaio le piante in uso gratuito per quella manifestazione. Sono molti a chiederle, per alcuni è lecito e dovuto nell’interesse collettivo. In altri casi la richiesta è fine a se stessa. Dire di no ai secondi può anche far scattare una serie di lamentele. Nel resto d’Italia? Le piante le noleggiano, le acquistano o trovano uno sponsor che lo faccia per loro».
Chiede piante gratis anche il Comune di Pistoia?
«Il Comune deve combattere con una “coperta corta” imposta dalla spending review e dal patto di stabilità. Dovendo gestire un territorio circondato di piante è logico pensare che dove ce ne sono tante qualcuna in regalo ci può scappare. Il discorso però va visto su una prospettiva diversa: se un Comune italiano vuol rifare il giardino alla sua piazza Garibaldi chiama una ditta specializzata che presenta un preventivo di spesa comprensivo delle piante. Quelle piante probabilmente potranno essere acquistate a Pistoia e il loro prezzo sarà quello di mercato, ovvero il prezzo d’acquisto all’ingrosso a cui vengono sommate le varie percentuali relative a tasse, imposte, spese di amministrazione, utile d’impresa. La pubblica amministrazione pistoiese ha la possibilità di acquistare direttamente ai prezzi all’ingrosso risparmiando sui costi di trasporto e sul ricarico che un rivenditore effettua sul prodotto vivaistico. In sostanza bisogna trovare un modo perché Pistoia possa godere del tessuto vivaistico superando certe leggi. C’è un dialogo aperto col comune per l’anno della cultura. Vogliamo dare un contributo, fare la nostra parte, ma senza regalare le piante».
Quanto lavoro richiede ‘un regalo’ come una pianta?
«A Pistoia si producono piante che richiedono un ciclo produttivo breve (un anno), medio (da due a tre), lungo (oltre tre anni). Quando si regala una pianta si regala anche il tempo che essa rappresenta. Oltre a regalare questo tempo dobbiamo aggiungere il servizio che può essere richiesto per consegnare le piante, magari allestire uno spazio e poi, ad evento finito, nel caso di eventi, andare a riprendere il tutto. Il vivaio ha nel suo organico operai specializzati che non necessariamente sono giardinieri. Diventa quindi complesso e oneroso gestire questo genere di “regali”. Non siamo giardinieri, ma produttori».
Pistoia è la città delle piante ma in centro non ce ne sono e anche gli spazi verdi non sono tenuti bene. Non la trova una clamorosa contraddizione? Perché c’è questa situazione?
«Pistoia è anche la città dei confetti ma nessuno li distribuisce per le strade, ribadisco l’errore di concetto che viene fatto pensando che Pistoia sia una città di vivaisti giardinieri. La contraddizione purtroppo sta nelle leggi che impediscono alla pubblica amministrazione di presentare un capitolato d’appalto che preveda a priori l’acquisto di piante dai vivai pistoiesi anziché fare la gara “al massimo ribasso”, con tutte le problematiche che questo genere di appalti comporta. Non entro poi nel merito della gestione del verde, torniamo alla coperta corta. Posso dire che ci stiamo lavorando ma che occorre anche una coscienza pubblica su questa e altre contraddizioni delle nostre leggi».