REDAZIONE PISTOIA

"Medici di famiglia, due anni di stasi E ora ricambio nei pronto soccorso"

Il presidente dell’Ordine dei medici, Beppino Montalti indica le criticità: "Sguarnite Quarrata e Montagna. E nei presidi ospedalieri, dopo il Covid, c’è stata una fuga di personale: occorrono neo specializzati".

"Medici di famiglia, due anni di stasi E ora ricambio nei pronto soccorso"

Le maggiori criticità sui pensionamenti dei medici di famiglia dovrebbero essere state superate, il momento di maggior flessione c’è stato negli scorsi mesi, nel giro di pochi anni, i numeri dell’assistenza territoriale dovrebbero piano piano tornare sotto controllo. Beppino Montalti, presidente dell’Ordine dei medici, si dice ottimista sull’assistenza sanitaria alle famiglie. La cosiddetta fuga dei camici bianchi dedicati alle famiglie, dovrebbe insomma stabilizzarsi. Montalti insiste ancora, però, sulla necessità di investimenti strutturali nell’assistenza territoriale ma soprattutto su incentivi che portino i giovani medici a scegliere settori come i dipartimenti di emergenza urgenza che, negli ospedali, soffrono proprio per carenza di personale.

"Il numero dei pensionamenti, dei medici di famiglia, è senza dubbio importante, ma c’è da dire che siamo quasi all’apice di una situazione che sembra di fuga – sottolinea Montalti. Una complessità – spiega - che lascia aree scoperte nella piana, come ad esempio a Quarrata o nella montagna pistoiese - dovuta da un lato ad un importante numero di pensionamenti, con mancati prolungamenti dell’attività, e dall’altro ad un numero basso di entrate dai laureandi. Queste dinamiche dovrebbero attraversare il momento di massima criticità nei prossimi 2-3 anni per poi andare a stabilizzarsi, lentamente, nel medio termine. La stabilizzazione è lenta per via di un sistema molto ingessato che non aiuta questo progressivo spostamento di pazienti, che a loro volta aumentano con la crescita dell’aspettativa di vita media".

Altro nodo dolente a Pistoia è senza dubbio il tema degli accessi al pronto soccorso, numeri che mettono sotto pressione il reparto e chi ci lavora. "Arriviamo da anni, quelli precedenti alla pandemia da coronavirus, dove sotto la bandiera del contenimento delle spese si sono operati tagli che sono andati a diminuire drasticamente la quantità di professionisti presenti nei presidi ospedalieri, anche quelli d’emergenza – dice il presidente dell’Ordine –. La pandemia, poi, ha appesantito con turni prolungati tanti colleghi professionisti, che da tempo sono a rischio burnout lavorativo. Negli ultimi mesi si vede lo sforzo istituzionale nel cercare di adoperarsi per migliorare la situazione, attraverso incentivi di vario genere, ma la vera risoluzione sul lungo termine consisterà nel far tornare i giovani colleghi, freschi di specializzazione, a considerare la medicina d’emergenza come una possibilità di crescita professionale e non come una soluzione di ripiego con, tra l’altro, un alto rischio di stress lavorativo".

Per quanto riguarda l’assistenza territoriale, infine, la guardia medica è uno dei servizi da incentivare. "Con la diminuzione dei presidi territoriali ospedalieri, ed il contemporaneo aumento di mansioni attribuite alla medicina di base - molte delle quali burocratiche, come ad esempio tutta la gestione del percorso coronavirus fino a qualche mese fa ed altri esempi che molti colleghi sottolineano da anni – evidenzia Montalti - abbiamo assistito ad un incremento delle richieste di intervento della guardia medica. Le soluzioni per poter alleggerire tale servizio - ulteriormente riorganizzato e razionalizzato, passano inevitabilmente da investimenti sulla medicina territoriale, cercando di individuare soluzioni che evitino turnazioni lunghe e che consentano la ripresa di quel rapporto di fiducia dottore-paziente che dopo il periodo covid pare nuovamente incrinato dalle sempre più evidenti difficoltà del sistema sanitario nazionale".

Michela Monti