"Emergenza: sicuri che il dottore sia inutile?"

Polemica tra professioni sanitarie sulle automediche tagliate

Un mezzo del 118 (Foto archivio)

Un mezzo del 118 (Foto archivio)

Pistoia, 17 agosto 2016 - Automediche «tagliate» e relative polemiche tra medici e infermieri: interviene il presidente dell’Ordine dei medici di Pistoia Egisto Bagnoni. «Dopo l’annuncio – scrive – dell’abolizione nelle ore notturne dell’automedica di Montecatini e Quarrata abbiamo assistito alla replica del responsabile del dipartimento di emergenza urgenza della Asl Toscana Centro che ha tranquillizzato cittadini e gli esponenti politici del Movimento cinque stelle che hanno innescato la polemica comunicando che funzioneranno le ambulanze infermieristiche in sostituzione. Anche il coordinatore regionale del sindacato degli infermieri dottor Giampaolo Giannoni ha colto l’occasione per affermare che ‘l’infermiere è il vero professionista del soccorso da potenziare’. Tale affermazione è presuntuosa, ingannevole e dimostra la superficialità con la quale vengono affrontati i problemi della sanità. Da sempre l’automedica prevede la presenza del medico e dell’infermiere in stretta collaborazione e integrazione. La professione medica e quella infermieristica non sono equivalenti per la diversa formazione universitaria ma sono auspicabilmente integrabili. Solo il medico è in grado di formulare diagnosi e praticare terapie e sono mansioni esclusive della professione medica e non delegabili ad altre figure professionali. E’ vero che oggi, nelle emergenze straordinarie molte figure possono intervenire,dalla cassiera del supermercato, al titolare di una palestra che abbiano fatto corsi di formazione di primo soccorso, ma non è concepibile istituzionalizzare siffatta organizzazione».

«Usciamo fuori dall’ipocrisia – ancora le parole di Bagnoni –: se come dicono alcuni responsabili della sanità pubblica, l’infermiere è in grado di fare diagnosi e di somministrare terapie, il medico diventa inutile e la politica potrà risparmiare non investendo risorse per formare circa ottomila medici all’anno. Nel contesto attuale di grave crisi economica si tende, in nome della sostenibilità, a semplificare e a considerare le professioni sanitarie intercambiabili senza tenere in debito conto la sicurezza dei cittadini. Anche altri paesi europei come Spagna ed Inghilterra, con il sistema sanitario come il nostro, hanno dichiarato che la crisi economica imponeva un ridimensionamento delle prestazioni assistenziali. Con grande onestà intellettuale i governi hanno apportato le modifiche necessarie anche se impopolari. Da noi sembra che tutto debba rimanere come prima dando l’immagine di una sanità virtuale dove tutto funziona al meglio mentre la realtà vera purtroppo è sotto gli occhi di tutti con l’arretramento anche di servizi essenziali e con riduzione di personale anche al di sotto dei livelli di sicurezza».