Pistoia, 17 settembre 2016 - «Noi il pasto da casa lo abbiamo autorizzato già da tempo». Laura Dabizzi, presidente del comitato dei genitori e componente del consiglio di istituto del comprensivo Galileo Galilei replica alle recenti dichiarazioni dell’assessore Elena Becheri sul servizio di refezione scolastica. Becheri aveva commentato pubblicamente una sentenza dei giudici di Torino che, di fatto, autorizza i genitori che lo chiedono, a far portare il cibo da casa ai propri figli e lo aveva fatto difendendo il servizio «di qualità e uguaglianza» offerto dal Comune. Un problema sentito in città dopo la rimodulazione delle tariffe mensa decise dalla giunta Bertinelli nel 2012: si è passati dai 4,90 euro a pasto per tutti a un massimo di 5,30 euro con agevolazioni per chi ha un reddito Isee basso. Ma è soprattutto la qualità del servizio quella che viene messa in discussione ancora da tanti genitori. «Nella nostra scuola un terzo dei bambini si rifiutava di mangiare a mensa perchè il cibo era cattivo – spiega Dabizzi – Dove sta l’uguaglianza a tavola dichiarata dall’assessore quando nella realtà centinaia di bambini restavano a digiuno? Così dopo un percorso di quasi due anni, come Consiglio di istituto abbiamo deliberato l’autorizzazione al pasto da casa. In pratica una parte della sala mensa è dedicata a quei bambini che mangiano il cibo preparato dalle loro famiglie. Nessun isolamento, mangiano tutti insieme».
Eppure a una richiesta del genere fatta dai genitori in varie scuole comunali, e per diversi anni, l’amministrazione ha sempre risposto di no per la sicurezza dei bambini e problemi nell’organizzazione scolastica. Così, ancora oggi, molti genitori sono costretti a riprendere da scuola il proprio figlio all’ora di pranzo e riportarlo a lezione dopo soltanto un’ora. «Inizialmente il pasto da casa era integrato a quello servito a mensa ovvero se il bambino non gradiva quello che gli veniva servito allora poteva mangiare il pranzo preprato dalla famiglia – continua Dabizzi – Poi, invece, è arrivata la vera e propria alternativa. Ci eravamo anche preparati come genitori a pagare un servizio di pulizie per l’area in cui mangiavano i bambini che non usfruivano del servizio mensa ma poi la ditta che serve la scuola si è mostrata disponibile a gestire anche questi spazi». Di fatto un bel risparmio per le famiglia. «Non solo i bollettini sono pari a zero – spiega Dabizzi – ma sai anche che i tuoi figli consumeranno sicuramente il pranzo e non resteranno a digiuno. Avevamo da tempo proposto al comitato mensa di cambiare delle pietanze ma nessuna delle nostre osservazioni è mai stata accolta dal Comune. Che i genitori lo sappiano quindi – conclude – Il pasto da casa è un diritto e nessuno può vietarlo».