Pistoia, 29 ottobre 2015 - «Non ho mai torto un capello alla signora». É entrata nel tribunale di Pistoia con l’aria un po’ spaurita, scortata dagli agenti della polizia penitenziaria, Letitia Negoi, 61 anni, la badante di origine rumena sottoposta a fermo sabato pomeriggio e condotta nel carcere di Sollicciano con l’accusa di maltrattamenti aggravati su una coppia di anziani, che da un anno e mezzo assiste a Pracchia. Il fermo è stato disposto sabato pomeriggio, il giorno seguente la morte dell’anziana assistita, Marisa Cadria Chiappelli, 90 anni, dal pm di turno Luciano Padula, per il pericolo di fuga della donna, sulla quale i carabinieri, coordinati dal sostituto procuratore Claudio Curreli, stavano svolgendo un’indagine.
E ieri mattina, al termine dell’interrogatorio di garanzia, il giudice per le indagini preliminari Alessandro Buzzegoli ha convalidato la custodia cautelare in carcere. Le intercettazioni ambientali, catturate attraverso le cimici nascoste nella casa di Pracchia, avrebbero registrato le grida della novantenne, non più autosufficiente, e affetta da demenza senile, e i tonfi probabilmente causati dalla badante, rumori che sarebbero, secondo gli inquirenti, compatibili con le percosse sull’anziana di cui è accusata la badante. Letitia Negoi ha risposto puntualmente a tutte le domande rivolte dal giudice per le indagini preliminari Alessandro Buzzegoli.
L’avvocato Gianluca Sebastio del foro di Pistoia, difensore d’ufficio della badante, ha chiarito che la donna si è difesa spiegando che «avrebbe alzato la voce, in preda alla rabbia momentanea, ma senza volontà di minacciare l’anziana assistita, alla quale – ha spiegato l’avvocato Sebastio – Letitia Negoi ha detto chiaramente di non aver mai torto un capello». «Le grida che le persone, e in particolare i vicini di casa avrebbero sentito – avrebbe chiarito la badante – erano dell’anziana che era gravemente malata, per via della demenza senile di cui soffriva».
Le indagini, svolte dai carabinieri di Pracchia, infatti, hanno avuto inizio proprio dalle segnalazioni fatte da alcuni villeggianti che avevano preso in affitto una casa lì vicino e che avrebbero udito le urla. Nell’interrogatorio, la badante avrebbe poi chiarito le modalità di somministrazione dei farmaci, spiegando che «per ogni dubbio era solita chiamare il medico di base». Infine, durante l’interrogatorio avrebbe anche ricostruito le ultime ore di vita dell’anziana, raccontando dove si trovava al momento della sua morte.
«La signora Cadria Chiappelli – ha spiegato l’avvocato Sebastio – era affetta da una grave forma di cardiopatia. Qualche giorno prima della sua morte era stata ricoverata per un malore nell’ospedale di Pistoia, dal quale poi era stata dimessa. Al momento della morte, avvenuta venerdì scorso, la badante ha spiegato che era in casa. Sembra che l’avesse appena cambiata e che poi la donna si sarebbe addormentata». Convinto dell’estraneità ai fatti contestati alla badante, è invece il figlio di Cadria, Andrea Luca Themel, che, come ha chiarito l’avvocato Sebastio, non ha mai smesso di avere fiducia in lei. Ieri mattina, infine, il pubblico ministero Claudio Curreli, titolare delle indagini, ha conferito l’incarico al medico legale Brunero Begliuomini, che dovrà svolgere l’esame autoptico e gli accertamenti tossicologici, esami che chiariranno se la morte di Cadria Chiappelli sia da ritenersi conseguenza di possibili maltrattamenti.