REDAZIONE PISTOIA

Mostra film hot ai ragazzini: a processo

porno filmato alla fermata dello scuolabus

L'intervento delle forze dell'ordine (Foto Castellani)

Pistoia, 10 novembre 2017 - LA MACCHINA passa e ripassa davanti alla fermata dello scuolabus. Sono le 8 di mattina e il gruppo di amici, tutti ragazzini delle scuole medie, si ritrova come ogni giorno ad aspettare il pulmino diretto a scuola. Poi l’automobilista inchioda e abbassa il finestrino, fa un cenno e i ragazzini si avvicinano. Dentro, su uno schermo tv, le immagini sono inequivocabili: la scena è quella di un atto sessuale tra un uomo e una donna, un filmato pornografico. L’episodio, che risale al 2013, si sarebbe ripetuto, stando al racconto reso dai tre adolescenti presunte vittime dell’adescamento, tre volte. Sono state le famiglie degli studenti, tutti minorenni all’epoca dei fatti, a denunciare gli episodi alla polizia e le indagini sono scattate immediatamente, dirette dal sostituto procuratore Giuseppe Grieco. La Procura dispose il sequestro della macchina e del monitor tv. Nei guai è finito un 46enne del luogo, accusato del reato di atti sessuali alla presenza di minorenne (articolo 609 quinques del codice penale).

Ieri, nell’aula del tribunale di San Mercuriale, davanti al giudice Luca Gaspari, sono stati gli stessi ragazzi a ripercorrere quelle vicende. Non senza evidente imbarazzo, hanno raccontato, passo dopo passo, l’adescamento subito.

«ERAVAMO IN GRUPPO, come tutte le mattine alla fermata dello scuolabus, mancava poco alle 8 – ha raccontato una delle giovani presunte vittime – quando si è avvicinata questa grossa macchina e l’uomo alla guida ha abbassato il finestrino, facendoci cenno di avvicinarci. Non ci ha parlato, ma ci ha mostrato questo video. Era un filmato porno: si vedeva chiaramente un uomo e una donna nudi, che avevano un rapporto sessuale, si vedevano anche di faccia! Noi siamo rimasti senza parole e non abbiamo detto niente. Per due giorni quell’uomo non si è visto, ma al terzo è tornato: passava e ripassava. Poi si è fermato e ci fissava». Dopo questi episodi, i ragazzini hanno raccontato tutto alle loro famiglie e hanno riconosciuto l’uomo come un vicino di casa, un inquilino di uno dei palazzi del quartiere, dove appunto si trova la fermata dello scuolabus. «Una volta ho visto la sua auto parcheggiata sotto casa – ha raccontato una delle presunte vittime – E una volta quando eravamo alla fermata, vedendolo, abbiamo provato ad allontanarci, ma lui ha messo la retromarcia, per seguirci». Nel processo, le tre famiglie si sono costituite parti civili e sono rappresentate dall’avvocato Guido Cappabianca, mentre l’imputato è difeso dall’avvocato Marco Treggi. L’udienza è fissata a febbraio.

Martina Vacca