"Siamo in un cul de sac". Così amaramente commenta don Massimo Biancalani insieme ai suoi legali. L’ultima questione in ordine cronologico riguarda l’arrivo di una multa da parte del comune da 20mila euro dovuta all’inadempienza di un’ordinanza dell’ottobre 2022, dove si legge che "viene ordinata la rimozione entro un mese dalla notifica del presente provvedimento delle opere e degli usi dell’edificio che non siano conformi alle prescrizioni dello strumento urbanistico, con la restituzione alla funzione autorizzata dei locali Chiostro, Deposito e Matroneo". Sempre nel provvedimento, tra le altre inadempienze contestate è scritto che viene "preso atto dell’inerzia circa la presentazione di quanto necessario per la sanatoria dei lavori eseguiti senza autorizzazione, e della conseguente attuale e futura illegittimità delle opere edilizie eseguite. Questo in quanto i locali qualificati quali Chiostro, Deposito e Matroneo non potranno in alcun caso essere sanati in quali locali destinati a residenza".
Ed è proprio la sanatoria che creerebbe ostacolo alla realizzazione di quegli interventi di adeguamento che sono stati richiesti dal comune. "Il primo appuntamento con gli uffici preposti del comune ci viene dato per il 18 aprile. Ma ci viene comunicato che sarebbe slittato al 2 maggio. Da lì ci rimandarono all’11 maggio – spiega Giovanni Cicco, responsabile per Vicofaro e Ramini delle manutenzioni alle strutture –. Chiamai anche il sindaco che mi disse di non preoccuparmi che mi avrebbe fatto risapere l’indomani. Sembrava ci fossimo. Ma non ho più sentito nessuno. Il nostro geometra e tornato in comune ma non gli sono stati rilasciati i documenti perché prima deve essere fatta la sanatoria. Ad oggi, dopo tre volte che l’abbiamo richiesta al nostro tecnico è stato detto che la sanatoria non verrà rilasciata finché i locali non saranno ripristinati, ma per ripristinarli è necessaria la sanatoria. Siamo in un vicolo cieco".
Nel frattempo 20mila euro di multa arrivata il 10 maggio "per inadempienza e inerzia all’ordinanza del 20 ottobre 2022, e cioè relativa all’inagibilità dei locali del 2019 – spiegano gli avvocati Elena Baldi e Fausto Malucchi che assistono Biancalani –. Inerzia che però è dovuta non alla volontà di Biancalani di non rispettare quanto richiesto, ma all’impossibilità data dalla burocrazia del comune". Dal canto suo Don Massimo Biancalani si interroga su come sia possibile far cambiare la destinazione d’uso di una chiesa. "Il comune mi contesta il cambiamento di destinazione d’uso dei locali - dice Don Massimo -. Per loro accogliendo i migranti avrei trasformato la chiesa in un albergo. A parte che noi facciamo tutto gratuitamente, cambiare la destinazione d’uso dei locali ecclesiastici è impossibile. È chiara la visione da parte dell’Amministrazione comunale di un approccio senz’altro diverso dal mio nella gestione dell’emergenza migranti. Mi domando: ma la chiesa in un momento di emergenza non può utilizzare i suoi locali per accogliere i bisognosi?".
Gabriele Acerboni