Anche quest’anno, nel periodo natalizio, la delegazione pistoiese di “Nessuno tocchi Caino“ si è recata in Santa Caterina, il carcere di Pistoia, per prendere visione della situazione attuale. Non era presente la presidente Rita Bernardini, e del consiglio direttivo mancavano Elena Baldi e Matteo Angioli. La delegazione era quindi rappresentata da Fausto Malucchi, don Massimo Biancalani, Peppino Zarrilli e Andrea Leo. Questo il testo della lettera diffusa dopo la visita in via dei Macelli.
"Mancavano i giudici, quelli che decidono se una persona deve essere rinchiusa o meno dentro una prigione, ma erano comunque molteplici e variegate le componenti sociali che si sono recate a visitare il carcere di Santa Caterina alla vigilia della fine dell’anno, come ogni anno, con la delegazione di Nessuno Tocchi Caino. Pistoia è tra le meno negative, ma anche per Pistoia vale il principio enunciato da Mathiesen secondo il quale “la prigionizzazione è l’opposto stesso della riabilitazione, ed è l’ostacolo maggiore sulla strada del reinserimento”. Anche a Pistoia i detenuti aspettano immobili la fine della loro pena.
"E’ vero – si legge ancora – gli educatori (due) si danno da fare, ma la loro è una missione impossibile e gli spazi sono sempre quello che sono: minimi e inidonei a potervi svolgere una qualsiasi attività lavorativa, unico valido antidoto alla recidività. Le guardie (cinquanta) sono circa il 20% in meno di quanto previsto e necessario, per cui solo con gli straordinari, richiesti a chi già svolge un servizio massacrante, è possibile far fronte alle carenze del personale. La struttura, seppur datata, non è tra le peggiori, ma è comunque una magra consolazione dal momento che appare assolutamente inadatta a ospitare essere umani, seppur in espiazione di una pena.
"I detenuti sono 65 a fronte di una capienza di 57 unità e appartengono a ben quattordici diverse nazionalità (una Babilonia). Di recupero non se ne parla neppure lontanamente e se manca quello si conferma il concetto che il carcere sia un luogo di solo dolore, assolutamente distruttivo e disumano. Niente a che spartire – conclude la delegazione di “Nessuno tocchi Caino“ – con l’articolo 27 della Costituzione “Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato” e con i principi basilari dell’umanità".