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"Forte preoccupazione per le ripercussioni negative che una tale legge avrebbe sulle persone fragili, portando ad una sorta di abbandono...
"Forte preoccupazione per le ripercussioni negative che una tale legge avrebbe sulle persone fragili, portando ad una sorta di abbandono della loro cura e accudimento, per la pericolosa diffusione di una mentalità eutanasica". La Fondazione Maic prende posizione in relazione al dibattito sulla proposta di legge regionale riguardante il cosiddetto “suicidio assistito” che verrà discussa dal Consiglio regionale della Toscana. "Dalla nostra esperienza, di oltre 60 anni di assistenza alle persone disabili di ogni età, possiamo affermare con certezza – spiega una nota – che mai nessuna di loro ha voluto cessare la propria vita, nonostante le grandi
difficoltà dovute a invalidità permanenti, anzi siamo sempre stati edificati dalla loro forte volontà di vivere".
"Il vero problema da combattere è piuttosto la solitudine e lo sconforto – si legge – che possono indurre la persona malata, disabile o anziana in uno stato di depressione tale da chiedere di porre fine alle proprie sofferenze, anche desiderando la morte. Scegliere la propria morte attraverso il suicidio assistito non è scelta di libertà, ma di disperazione. Una società e uno Stato che “aiutano” le persone deboli a morire attraverso una legge sono istituzioni moribonde, che si condannano a implodere nella contraddizione, perché non si
può accogliere e curare la vita e nello stesso tempo sopprimerla con lo stesso sistema sanitario". "Non c’è bisogno di una legge sul fine vita (la morte è certa) – conclude Maic – c’è invece urgenza di sostenere la vita umana".