
A due anni dall’inizio della pandemia, e nonostante una campagna vaccinale senza precedenti, sono ancora loro, gli anziani, i più fragili di tutto il sistema. Il tema dell’assistenza per quelli non autosufficienti torna ora di grande attualità, dopo il vertice che si è svolto in Regione, con l’assessore al sociale Serena Spinelli e il presidente della commissione sanità, Enrico Sostegni. Obiettivo: arginare l’assalto dei colossi privati nella costruzione di Residenze sanitarie assistenziali come caserme, con quasi 200 posti letto. Ipotesi più che concreta, contro cui si è levata la voce del coordinamento regionale delle Rsa. Ma come è la situazione nella nostra provincia? Attualmente sono 14 le Rsa attive, per metà a gestione diretta pubblica e per metà sotto la direzione di privati autorizzati e accreditati, che offrono un totale di 630 posti letto, di cui 511 sono coperti tramite l’Asl di riferimento, ovvero utilizzando le quote sanitarie destinate (320 per Pistoia e 191 per la Valdinievole). Un’offerta notevole, dunque, ma sufficiente a coprire il fabbisogno dei nostri anziani?
"In realtà – spiega Sandro Malucchi, segretario generale della Cgil Funzione Pubblica di Pistoia e Prato – Pistoia e la Valdinievole fruiscono di un finanziamento pubblico ben al di sotto della media dell’Asl Toscana Centro. Secondo i dati forniti dalla Società della Salute pistoiese, nel Piano integrato di salute 2020 - 2022, gli anziani non autosufficienti sono 3.800 per la zona pistoiese e 2.500 per quella della Valdinievole fronte dei 35200 censiti nella zona della ASL Toscana Centro. Le quote pro capite mediamente assegnate dimostrano una sperequazione rilevante. Infatti, se mediamente nella zona centrale della Toscana si ha una quota media di 2.193 euro per ogni anziano non autosufficiente (delibera Giunta regionale 14722018 e successive integrazioni), per Pistoia la quota si ferma a 1.639 euro con un gap di 1.287 euro e una carenza, rispetto alla media di 4.891.000 euro annui. Nella zona di Valdinievole il gap si assesta a 1.439 euro per complessivi 3.598.138 euro. Con il rifinanziamento delle quote fino al raggiungimento della media presente nella zona centro, si potrebbe offrire complessivamente nell’area provinciale 436 posti letto finanziati dalla regione toscana per la parte sanitaria (il 50% del costo totale della retta) di cui 251 nell’area pistoiese e 185 nella zona della Valdinievole. Ciò avrebbe anche il pregio di determinare l’attivazione di complessivi 277 posti di lavoro tra operatori socio sanitari, infermieri, fisioterapisti e animatori di comunità. Questo però non vorrebbe dire creare maxi caserme da 150 posti letto, con una evidente disumanizzazione del servizio e dell’assistenza".
Il tema sul tavolo della Regione è proprio questo: riprendere in mano una programmazione pubblica per impedire la nascita di maxi strutture private, come quella recentemente inaugurata a Cecina. Un modello sul quale Pistoia per ora ha preso tempo, con il parere negativo (ma non vincolante per i Comuni) dato con la delibera del 6 maggio scorso dalla Società della Salute a firma del direttore Daniele Mannelli, alla richiesta di realizzazione di tre strutture, due da 160 posti a Pistoia e un’altra a Quarrata e una da 120 posti a Serravalle. Nella stessa delibera, veniva autorizzato l’ampliamento di 20 posti letto, nel frattempo realizzati nella Villa Guidotti di San Marcello, e di una nuova struttura privata da 60 posti letto a Serravalle, che non è poi stata realizzata.
"Qui in ballo la qualità della vita e della assistenza agli anziani – spiega il direttore Mannelli – Come Sds, il fatto che Pistoia richieda una quota minore per le cure in Rsa si traduce in un maggiore investimento nelle cure domiciliari e in modelli ben più moderni di assistenza. Inoltre, dal 2017 al 2020, la lista d’attesa nelle strutture territoriali è stata più che dimezzata, passando dai 48 posti nel 2017 ai 20 nel 2020. Successivamente, l’emergenza pandemica ha portato a un’utilizzo minore delle Rsa e Pistoia non è stata da meno. Noi abbiamo invece sposato l’indirizzo della commissione, istituita dal Ministero della Salute nel 2020, per la riforma all’assistenza agli anziani, presieduta da monsignor Vincenzo Paglia, che è quello di favorire le cure domiciliari, il sostegno alle famiglie e la telemedicina. Insomma, un modello che aiuti gli anziani a vivere nelle loro case, nel loro habitat".
Martina Vacca