MARTINA VACCA
Cronaca

Omicidio di Alessio Cini, nuove intercettazioni del cognato: “Evitare il carcere”

Il presunto assassino, Daniele Maiorino, ipotizzava il possibile arresto. I contatti con gli amici all’estero: “Ma non posso lasciare il Paese”. Il 57enne ucciso proprio il giorno prima che la sua casa finisse all’asta

Daniele Maiorino all’obitorio per l’autopsia insieme all’ex moglie di Alessio Cini

Pistoia, 21 gennaio 2024 – Una vera deflagrazione, un’esplosione che ha squarciato il silenzio della campagna, tra i vivai e l’argine del torrente, alla Ferruccia di Agliana. E’ questo boato che avrebbero sentito i vicini di casa. Ma soprattutto il bagliore di un esplosione, quella della tanica di benzina, è stato ripreso da una delle tante telecamere di videosorveglianza che costellano le aziende vivaistiche e anche le abitazioni private. La più vicina, a meno di duecento metri, avrebbe inquadrato il cortile della villetta in via Ponte dei Baldi dove, all’alba di lunedì 8 gennaio, è stato ucciso Alessio Cini, 57 anni operaio alla Microtex di Prato. Un uomo stimato e benvoluto da tutti che si prendeva cura, dopo la separazione dalla moglie, oltre che della figlia adolescente e anche della sorella disabile, che vive a Prato.

Una mole importante di dati quella su cui hanno lavorato i carabinieri del Nucleo Investigativo e quelli della Sezione operativa di Pistoia, diretti dal procuratore Tommaso Coletta e dal sostituto procuratore Leonardo De Gaudio. Indagini senza sosta che hanno portato, nella notte tra giovedì e venerdì, all’arresto del cognato della vittima, Daniele Maiorino, 58 anni, originario di Prato, che vive con la moglie al piano terreno della villetta.

Secondo gli inquirenti la tanica di benzina usata dall’omicida di Cini, che ha dato origine all’esplosione catturata dai video, sarebbe quella che la stessa vittima era andata a riempire poco prima al distributore Q8. Il furgone di Cini viene inquadrato dalla telecamere della stazione di benzina, pochi minuti prima: nei video appare anche la vittima.

Il movente del delitto sarebbe di natura economica: Maiorino avrebbe covato nei confronti del cognato e della sua famiglia una sorta di invidia per il loro benessere. La sua intenzione sarebbe stata quella di ottenere l’affido della nipote acquisita, subito dopo la morte del cognato. Una morte che, non a caso, è stata ’inflitta’ proprio il giorno prima della data in cui la casa in cui viveva Cini e la figlia sarebbe andata all’asta. Forse l’assassino pensava, in questo modo, di bloccare la vendita e di entrare in possesso anche di quell’immobile, che era di proprietà della famiglia della moglie.

Ma sono le intercettazioni ambientali, soprattutto quelle registrate dalle cimici nascoste nell’auto dell’indagato, a dare altri importanti dettagli. Secondo gli inquirenti, Maiorino avrebbe pensato anche di fuggire, magari all’estero. Ed è lui a parlarne ad alta voce tra sé e sé in una delle tante intercettazioni. Ragionamenti in cui si immagina come fare per evitare il carcere: "Cercando di non andà in galera gli è un punto".

Immagina di poter essere arrestato e che, in quanto indagato, avrebbe avuto difficoltà a lasciare l’Italia, sfuggendo ai controlli. "Lei è segnato nel registro degli indagati, non può lasciare il paese", dice in uno dei suoi soliloqui.

E poi ci sono i tabulati telefonici, che confermerebbero dei contatti con amici all’estero, proprio in quei giorni.

L’arresto di Maiorino, avvenuto nella notte tra giovedì e venerdì, dunque, sarebbe stato motivato anche dalla necessità di evitare il pericolo di fuga dell’indagato.