Omicidio Alessio Cini, no dei giudici alla scarcerazione: Maiorino resta in carcere

È accusato di aver colpito a sprangate il cognato e di avergli dato fuoco mentre respirava ancora, uccidendolo. Le indagini e gli accertamenti dei carabinieri non si fermano

Pistoia, 6 febbraio 2024 – Maiorino resta in carcere. I giudici del tribunale della libertà di Firenze hanno interamente confermato, ieri mattina, l’ordinanza emessa dal giudice per le indagini preliminari del tribunale di Pistoia, Patrizia Martucci, il 22 gennaio 2024. Con quel provvedimento il gip aveva accolto la richiesta del magistrato inquirente, sostituto procuratore Leonardo De Gaudio, della misura cautelare in carcere nei confronti di Daniele Maiorino, 58 anni, indagato per l’omicidio volontario del cognato Alessio Cini. Il dispositivo è stato stilato dalla presidente Elisabetta Improta e dai giudici Alessandro Moneti e Dolores Limongi.

La discussione dell’istanza di scarcerazione presentata dal difensore di Maiorino, l’avvocato Katia Dottore Giachino del foro di Prato, che assiste l’uomo con la collega Flavia Lippi, anche lei del foro di Prato, era avvenuta nella mattinata di venerdì 2 febbraio. L’udienza era stata discussa dal pubblico ministero De Gaudio ed era presente anche il procuratore capo di Pistoia, Tommaso Coletta. Presente in aula anche Maiorino. C’erano cinque giorni di tempo per il pronunciamento, arrivato ieri mattina. Maiorino resta in carcere.

Le indagini dei carabinieri del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale, sotto la direzione del dottor de Gaudio, non si sono mai fermate dall’alba di lunedì 8 gennaio e non si fermeranno. Gli accertamenti, i riscontri e gli incroci delle testimonianze raccolte in queste settimane proseguono mentre si attendono le relazioni dei periti nominati dalla Procura: il medico legale che ha eseguito l’autopsia sul corpo straziato di Alessio, il genetista forense che esamina le tracce biologiche e l’ingegnere informatico che sta eseguendo la perizia sul telefono cellulare sequestrato all’indagato. Tutti e tre i consulenti della Procura avevano fornito alcune anticipazioni che erano confluite nella richiesta della misura cautelare. In attesa delle relazioni finali gli inquirenti proseguono con l’approfondimento di tutte le circostanze emerse.

Maiorino, originario di Prato, operaio saltuario, 58 anni compiuti da poco, avrebbe ucciso il cognato Alessio Cini colpendolo con una spranga alla testa e poi ripetutamente al torace, procurandogli diverse fratture, per poi dargli fuoco mentre la vittima respirava ancora.

Alessio Cini , 56 anni, da sempre tecnico tessile alla MicroTex di Prato, separato e padre di una figlia adolescente, la mattina dell’8 gennaio, in via Ponte dei Baldi, alla Ferruccia di Agliana, era uscito prestissimo di casa per andare a riempire una tanica di benzina a un distributore vicino. Era rientrato nella porzione di casa (al piano superiore) che abitava nella trifamiliare dove vivevano anche Maiorino e la sua famiglia e un vicino di casa, e poi era sceso di nuovo. In fondo alle scale era stato colpito e ucciso. La morte, in base agli accertamenti tecnici svolti dall’Arma, viene fatta risalire alle 6 circa di quella mattina, orario in cui viene percepito il forte bagliore del fuoco divampato dal povero corpo della vittima. Il movente, per gli inquirenti, è economico, e ruoter ebbe sulla possibile eredità derivata dalla morte di Cini.

l.a.