REDAZIONE PISTOIA

Omicidio di Cini. L’avvocato chiede la scarcerazione dell’ex cognato

L’istanza presentata ieri al Tribunale della Libertà di Firenze. Il difensore ha incontrato Maiorino: "L’ho trovato un po’ giù". Durante l’interrogatorio ha ascoltato la propria voce intercettata.

Omicidio di Cini. L’avvocato chiede la scarcerazione dell’ex cognato

Le indagini sul delitto della Ferruccia non si fermano e gli accertamenti dei carabinieri proseguono per chiarire ogni aspetto di questa tragedia ed esaminarla nella sua complessità. Ogni giorno il Nucleo Investigativo del Comando Provinciale lavora su indizi e riscontri a quanto è già stato raccolto, mentre pare ancora lontano il momento della restituzione della salma del povero Alessio Cini, massacrato a sprangate davanti a casa, all’alba di lunedì 8 gennaio 2024. Ci potrebbe essere ancora la necessità di approfondimenti da parte del medico legale che ha eseguito l’autopsia, o su richiesta della Procura.

Siamo di fronte al terzo caso di omicidio in ambito familiare, nella nostra provincia, nell’arco temporale di poco più di un anno, una circostanza agghiacciante e mai avvenuta prima: la sera del primo dicembre del 2022 un giovane ha accoltellato il padre e gli ha dato fuoco mentre respirava ancora. Il 6 febbraio comparirà davanti alla Corte d’Assise. Il primo giugno 2023 un uomo di 60 anni ha soffocato la madre novantenne nel suo letto e il 23 aprile sarà anche lui davanti ai giudici popolari nell’aula bunker. Entrambi hanno confessato.

E poi questa terza tragedia, la prima settimana del 2024, nella vasta campagna della Ferruccia di Agliana dove un operaio con lavori saltuari è indagato per l’omicidio del cognato.

L’accoglimento, da parte del giudice per le indagini preliminari Patrizia Martucci, che ha convalidato il fermo, della richiesta di misura cautelare in carcere nei confronti di Daniele Maiorino, cognato di Alessio Cini, e presunto autore dell’omicidio, segna un primo, solido risultato per gli inquirenti, diretti dal sostituto procuratore Leonardo De Gaudio, e apre da subito la scacchiera delle contromosse da parte della difesa.

L’avvocato Katia Dottore Giachino, penalista del foro di Prato, ha presentato ieri il ricorso al Tribunale della Libertà di Firenze. Chiede la scarcerazione del suo assistito e gli arresti domiciliari. E’ una richiesta "con riserva di motivi" questo perchè, come ci ha spiegato ieri sera, l’avvocato non ha ancora visto gli atti di indagine: "E il primo momento utile per visionarli è soltanto dopo il deposito della richiesta di riesame. Gli atti li vedrò a Firenze".

L’avvocato Giachino ha incontrato ieri mattina Daniele Maiorino, originario di Prato e che ha da poco compiuto 58 anni, nel carcere dove si trova attualmente.

"Era un po’ giù – ci ha detto ieri – e mi ha detto che in carcere gli stanno arrivando i telegrammi di avvocati che si propongono per la sua difesa...Abbiamo deciso di depositare la richiesta di riesame oggi (ieri), primo giorno utile". L’avvocato ha affrontato con il suo assistito anche la questione dell’eredità di Alessio Cini che gli investigatori individuano come movente dell’omicidio. "Non c’è questa eredità – ha sottolineato infine l’avvocato Giachino –. Cini non aveva neanche l’auto, andava a lavorare con il furgone della ditta".

E’ ampia l’esposizione mediatica di questo caso, che continua a essere attentamente seguito dalle reti televisive nazionali. Ieri pomeriggio le telecamere de "La vita in diretta" si sono fermate nella casa dei genitori di Maiorino, Vincenzo e Concetta che abitano a Viaccia, a Prato e dove sono una famiglia conosciuta e rispettata.

La madre di Maiorino ha raccontato quanto le è era stato riferito dal figlio ed è stato rilanciato anche dalle agenzie: "Daniele mi ha chiamato la mattina, alle 5.30, quasi le 6, e mi ha detto “mamma hanno bruciato Alessio vivo. Però io non so niente e non ho visto niente, ho sentito solamente il cane abbaiare e mi sono affacciato. E mi hanno detto ‘stia dentro, vada dentro. E basta. L’ho sentito dopo e poi non ho saputo più nulla“". Alla domanda su chi possa essere stato, la donna ha risposto: "Non lo so dire, noi stiamo in un’altra zona, non lo so". E su cosa si dicesse in famiglia ha risposto: "Mio figlio ha sempre detto che non è stato lui... che non c’entra niente". Su cosa pensi delle intercettazioni in cui Maiorino ammette l’omicidio e dice di dover colpire anche l’ex moglie di Cini per impadronirsi dell’eredità, la madre ha ribadito che "sono tutte falsità, non lo può sapere come è morto Alessio, non c’era... non ci credo a queste intercettazioni, è impossibile. Io il figliolo l’ho visto crescere e non ha mai fatto niente di male. Qualcuno l’avrà fatto e non si vuole far scoprire". Sulla questione dell’eredità ha anche aggiunto: "Campavano bene anche prima, hanno campato per ventidue anni e campavano ancora. Non è possibile. Io dico a mio figlio di stare sereno e spero che ci vediamo spesso, gli mando un grande abbraccio e lo bacio, gli mando un grande bacio".

Durante il lungo interrogatorio di Maiorino davanti al pubblico ministero De Gaudio, nel Comando dell’Arma, quando è stato poi arrestato, nella notte fra giovedì 18 e 19 gennaio, gli sono state contestate le intercettazioni in cui confessava a se stesso l’omicidio del cognato Alessio Cini mentre era da solo a bordo della sua auto, un soliloquio con se stesso in cui, secondo le frasi che pronunciava, cambiava anche il tono della voce. Il magistrato gliele ha lette poi Maiorino ha chiesto di poterle ascoltare e così è stato. Ha detto che quella non era la sua voce e che quelle conversazioni potevano essere state generate dall’intelligenza artificiale, e che qualcuno lo voleva incastrare.

lucia agati