Ci sarabbero soltanto quattro-cinque secondi - quattro o cinque secondi fatali, che passano in un baleno - fra il momento in cui Luana D’Orazio è stata agganciata dall’orditoio a cui stava lavorando la mattina del 3 maggio e il momento in cui una mano per ora rimasta ignota avrebbe bloccato il macchinario che stava stritolando la giovanissima operaia. Un intervento che non è bastato a salvare la vita a Luana e sul quale, adesso, si apre un nuovo fronte di sospetti e polemiche nell’ambito della complessa inchiesta aperta dalla Procura di Prato per fare luce sulle responsabilità di quell’incidente mortale.
La novità dei quattro-cinque secondi sarebbe contenuta nei dati che i tecnici tedeschi della ditta Karl Meyer, a cui era stato chiesto di analizzare la scatola nera del macchinario killer, hanno inviato al consulente incaricato dalla Procura di produrre una relazione tecnica sulla morte di Luana. La relazione è in fase di elaborazione e sarà consegnata ai magistrati entro la metà di luglio e sul contenuto della memoria della scatola nera nessuno finora aveva avanzato anticipazioni. Ma ora Andrea Rubini, il consulente della famiglia D’Orazio, rompe gli indugi e svela particolari cruciali contenuti nella memoria del macchinario, chiedendo che venga fatta chiarezza sull’identità di chi nel momento dell’incidente si trovava vicino a Luana. Talmente vicino da essere riuscito a bloccare il macchinario nel giro, appunto, di 4-5 secondi a partire dal momento in cui la giovane operaia è stata agganciata dai rulli dell’orditoio. "Secondo quanto ho appreso, i codici della scatola nera rivelerebbero che al momento dell’incidente il macchinario tessile stava girando in modalità automatica e quindi si trovava in una fase avanzata della lavorazione", dice il consulente della famiglia D’Orazio. "Sempre quei codici raccontano che dal momento dell’incidente trascorrono 4-5 secondi prima che qualcuno riesca a bloccare la produzione". L’auspicio di Rubini è dunque che chi era lì e sa come sono andate le cose esca allo scoperto e parli, per fare chiarezza una volta per tutte. "E’ una questione prima di tutto di carattere morale, come dice la mamma di Luana". Aggiunge Rubini: "La famiglia di Luana non cerca vendetta né accanimento, ma soltanto la verità su come è morta la ragazza e su cosa sia successo quel giorno". Secondo il consulente i dati della scatola nera confermerebbero l’ipotesi iniziale sulla dinamica dell’infortunio mortale: "Luana è stata risucchiata dalla macchina in movimento, agganciata per il maglione". Entro la prossima settimana è inoltre previsto un nuovo sopralluogo nell’orditura di via Garigliano a Montemurlo da parte del perito della Procura che come sempre sarà accompagnato dai consulenti delle parti. Sarà quello l’atto conclusivo della perizia, prima della consegna della relazione che dovrà avvenire entro la metà di luglio.
Intanto gli avvocati Barbara Mercuri, Gabriele Capetta e Alberto Rocca, difensori della titolare dell’Orditura, Luana Coppini e del marito Daniele Faggi, nella serata di ieri hanno divulgato una nota stampa in relazione alle dichiarazioni rilasciate dal consulente della famiglia D’Orazio e anticipate da Repubblica. "Le difese hanno segnalato alla Procura quanto comparso sulla stampa con riferimento alle parole virgolettate e pronunciate dal consulente della famiglia D’Orazio, Andrea Rubini - scrivono i legali - . Abbiamo chiesto che la Procura stessa adotti ogni iniziativa che ritenga utile ad arginare siffatte condotte, nocive oltremodo all’indagine e al corretto incedere della stessa".
Sara Bessi