La quiete dopo la tempesta. È stato un weekend interlocutorio, quello appena trascorso, dopo la notizia-choc relativa all’ordinanza contigentibile e urgente emessa giovedì scorso dal sindaco Tomasi per lo sgombero dei locali della parrocchia di Vicofaro. Uno sgombero che, lo ricordiamo, dovrà avvenire velocemente, anche prima del termine dei 15 giorni indicato nell’atto, volontariamente (ma don Massimo Biancalani ha già datto sapere che "disubbidirà all’ordinanza") o attraverso l’esecuzione coattiva del provvedimento da parte delle forze dell’ordine.
Ecco perché la prefettura avrebbe iniziato a mettere a fuoco un piano d’azione: questa mattina, infatti, è previsto un incontro con tutti i soggetti coinvolti. Tutti tranne don Biancalani: "Essendo lui il destinatario dell’ordinanza – fanno sapere i suoi legali – qualora si volesse organizzare lo sgombero di Vicofaro prima dei 15 giorni concessi, egli dovrebbe essere Il primo invitato ad ognuna delle riunione avente tale tema. Ma ad oggi – attaccano – nessuna convocazione è pervenuta".
"Le istituzioni hanno il dovere di intervenire prima che accada qualcosa di irreparabile", ha spiegato il primo cittadino, parlando di "precisi rischi sanitari" che, stante la relazione dell’Asl, sono correlati alla potenziale "diffusione di malattie infettive" a causa delle "condizioni di sovraffollamento, gravi carenze di illuminazione e areazione degli ambienti e stadio di degrado igienico sanitario". "L’ordinanza si basa su una situazione già nota da tempo e non da evenienze di questi ultimi giorni e men che meno è stata emanata per un’ipotetica emergenza tubercolosi", ribattono nel merito gli avvocati Elena Baldi e Fausto Malucchi, smentendo alcune voci circolate in questi giorni.