Pistoia, 30 2016 - «Disteso, fra bagliori di volti/ e parole sussurrate/ le persone più care/ davanti ai miei quadri/ i miei occhi/ che offrono presagi,/ un mezzo sorriso/ prima dell’ultimo respiro. Morire non è il problema./ E’ il non-esistere/ l’angoscioso dilemma. Cercate...per favore...poi...rotolata ai miei piedi/ la “scatola nera“ dei miei ultimi/ bellissimi pensieri». Quanto l’ha accarezzata, nelle sue poesie, la morte. Quanto l’ha cantata, tema centrale della sua ricerca insieme allo scorrere, implacabile, del tempo. E poi è arrivata, inattesa, e se l’è portato via. Fabio Orlandini è morto venerdì notte, all’ospedale San Jacopo, dopo una malattia breve, implacabile e dolorosa.
Un pistoiese puro, innamorato della sua città, per la quale aveva sempre desiderato il meglio, da imprenditore, da grande appassionato d’arte e di musica, e da poeta. Diciassette le raccolte scritte in decenni di amore profondissimo per la poesia, dove il suo forte tratto esistenziale era stemperato dall’ironia e dal sorriso: «Il tempo, la morte e il mitico Anaconda» è il titolo del libro da cui sono tratti i versi che abbiamo riportato.
Perché questo era Fabio, un uomo sempre sorridente, sempre pronto a giocare, come un bambino. Non aveva mai perduto il «fanciullino», lo aveva coltivato con cura ed era la sua forza, la propulsione con cui, a fianco all’attività imprenditoriale nella «Orlandini Associati srl», dal lui fondata prima come agenzia pubblicitaria e poi come azienda di gadget per le ditte, coltivava le sue passioni.
Fondò il primo magazine dedicato alla città «Pistoia Dove», e per Tvl aveva realizzato una serie di pregevoli reportage dedicati ai più grandi artisti pistoiesi che intervistava con divertiti escamotage, fino al talk show «Il sofà sotto la luna», dove tutti i pistoiesi che avevano progetti e testimonianze concrete di vita si sono seduti e si sono raccontati. «Lo ricordo proprio per la sua bontà, per la sua attenzione verso gli artisti della città», ci ha detto l’attrice e regista Monica Menchi. E poi c’era il jazz, il suo grande amore: con i suoi festival ha portato a Pistoia i migliori gruppi italiani, i più grandi protagonisti: uno per tutti Chet Baker e poi Stefano Bollani, giovanissimo.
E poi Fabio era un inguaribile, irriducibile sognatore. Quando Pistoia era stata proclamata Capitale italiana della cultura 2017, aveva rispolverato il progetto suo più caro: trasformarla nella città delle fontane, così come aveva ideato nel 2003. Ne aveva immaginate dieci, nei punti cardine dentro e fuori le mura. Le aveva fatte disegnare da alcuni dei più apprezzati artisti: Giuseppe Gavazzi, Cristina Palandri. Citando il poeta Jean Claude Carrière scrisse: «Il sogno è la vera vittoria sul Tempo» e finchè ha sognato, Fabio ha vinto. La camera ardente è allestita alle cappelle del commiato dell’ospedale San Jacopo. Domani, lunedì 31 ottobre, alle 15, la messa sarà celebrata nella chiesa della Misericordia. A Tiziana e ai figli, Massimo e Marcello, e a tutti gli altri familiari, il grande abbraccio da parte di tutta la nostra redazione.