LINDA MEONI
Cronaca

Orsigna, quel piccolo Tibet sul "National"

La prestigiosa rivista ha dedicato un ampio servizio al paese che fu il rifugio prediletto del grande scrittore Tiziano Terzani

Il Solstizio d’Estate all’Orsigna in uno scatto di Alexey Pivovarov

Il Solstizio d’Estate all’Orsigna in uno scatto di Alexey Pivovarov

C’è un ragazzo che aspetta alla stazione di Pracchia, in mano un mazzo di cardi. Aspetta una ragazza che, venuta da Amburgo con la famiglia, oggi vive a Firenze. Bionda, occhi azzurri, una solida e incrollabile pazienza, un’intelligenza vivace, qualità queste ultime che la renderanno la perfetta, granitica spalla del suo uomo. Intorno a loro c’è il mondo, ma c’è prima di tutto un luogo che vive ancora di uomini e donne, di racconti e verità, di bellezza e natura incontaminate: le notti in tenda sul Corno alle Scale a guardar le stelle e raccogliere mirtilli, le chiacchiere davanti a un fuoco al "bar della Mafalda". E le pecore, tante pecore, quelle di cui allora all’Orsigna si viveva. Sei righe d’indizi che svelano sin da subito chi c’è dietro quell’uomo e quella donna fermi in stazione a Pracchia. Così comincia l’amore tra Tiziano Terzani e Angela Staude, così lo racconta lei in un ricco servizio a firma di Jasmine Trifoni per il numero di febbraio di National Geographic Italia a ricordare i trent’anni dall’uscita di "Un indovino mi disse", una ‘bibbia del viaggiatore’ come la definisce Trifoni che non conosce tentennamenti editoriali. A valorizzare il racconto le foto di famiglia all’Orsigna scattate da Alexey Pivovarov, anche lui una conoscenza familiare all’Orsigna, ma un amico anche di Pistoia che lo ha ospitato per la mostra "Orsigna montagna maestra" lo scorso anno in occasione del ventennale dalla morte di Terzani. E così sfogliando è possibile vedere Folco, figlio di Tiziano, avvolto dal verde dei prati dell’Orsigna volgere lo sguardo al cielo, intorno a lui solo la valle, gli alberi e quella modesta capanna di legno che il babbo aveva costruito con l’amico fraterno Mario del Fosso a memoria degli scarni rifugi himalayani dove ritirarsi a meditare e scrivere, o per dettare ormai giunto alla fine dei suoi giorni il suo testamento spirituale a Folco, poi divenuto libro ("La fine è il mio inizio"). Di quella capanna si scopre anche l’interno, sempre in una foto di Alexey, tra libri, tanti, e cimeli di viaggio che parlano d’Asia e Oriente sin dalla prima fugace occhiata. E poi il ritratto di famiglia, con Folco, la moglie Geia e i figli Florian e Cosimo, e quello scattato ad Angela, anche lei nel ‘suo’ verde dell’Orsigna, insieme a un’immagine che racconta dei tradizionali raduni celebrativi del solstizio d’estate. Non manca poi una fotografia che ritrae l’ormai celebre albero con gli occhi, quegli stessi occhi che Tiziano comprò in India con l’intenzione di incastonarli nella corteccia per spiegare ai nipoti che così lui sarebbe stato sempre con loro. Ripercorrendo quella straordinaria vita che fece di Tiziano Terzani una delle voci più autorevoli del giornalismo italiano, le pagine del National Geographic restituiscono perfettamente quell’atmosfera di intimità e fascino ancora vivi all’Orsigna. È qui che è ancora possibile incontrare chi, come Alessandro, ha scelto la vita da pastore, chi come Tommaso coltiva la terra assecondando le sfide della natura e Francesca che ha scelto di prendersi cura degli alberi monumentali.

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