REDAZIONE PISTOIA

Covid Pistoia, il Nursind: "Pazienti in barella, attese di 40 ore". L'Asl replica

La denuncia del sindacato autonomo degli infermieri. Celesti (Società della Salute): "Da giorni una forte pressione sugli ospedali"

Il pronto soccorso del San Jacopo

Pistoia, 6 aprile 1991 - All'ospedale di Pistoia ci sono «pazienti in barella in spazi angusti, dove è impossibile il distanziamento anche nel caso in cui alcuni risultino positivi al Covid, con un'attesa media di 40 ore per l'accesso al reparto: come infermieri ci vergogniamo di lavorare in queste condizioni».

Lo denuncia il sindacato autonomo degli infermieri Nursind, con Rosa Scelta segretario territoriale della sigla. «Solo venerdì scorso, 2 aprile - sottolinea Scelta - alle ore 13 c'erano 40 persone in attesa su barelle. Abbiamo visto pazienti di 90 anni rimanere su una barella per tre giorni. Ci sono pazienti che hanno avuto referto del tampone negativo, ma vengono trattenuti in area Covid insieme a persone risultate positive, perché è impossibile spostarli in Pronto soccorso per mancanza di posti. Il rischio focolai è altissimo all'interno dell'ospedale».

«Come abbiamo segnalato più volte, lo spazio è talmente ridotto - prosegue il segretario Nursind su Pistoia - che anche quando vengono riscontrati risultati positivi dei tamponi, in Pronto Soccorso non si riescono a distanziare i positivi da coloro che sono ancora in attesa del risultato». «Oramai - conferma all'Ansa, Anna Maria Celesti, presidente della Società della salute pistoiese e vicesindaco di Pistoia - da giorni c'è una forte pressione sugli ospedali, non soltanto su quelli del San Jacopo di Pistoia e di Pescia, ma anche in tutta la rete ospedaliera dell'Asl Toscana Centro. Questo provoca sicuramente grosse difficoltà ai pazienti, che si ritrovano a dover aspettare le dimissioni di qualcun altro prima di poter essere ricoverati». «Allo stesso tempo - conclude Celesti - ci sono anche le difficoltà obbiettive che si vengono a determinare per il personale del pronto soccorso, costretto ovviamente a caricarsi anche di questa problematica».

LA REPLICA DELL'ASL - "Da circa 10 giorni il numero degli accessi nel Pronto Soccorso dell’Ospedale San Jacopo è leggermente aumentato, passando da una media di 85 accessi al giorno  a circa 100. Dal 27 marzo al 5 aprile gli accessi sono stati 1012 (media giornaliera di 101); i ricoveri totali 282 (media di circa 28 ricoveri/die).  Alla direzione sanitaria del presidio ospedaliero non risultano attese medie così lunghe prima del ricovero, come quelle denunciate dal Nursind: a volte si può verificare una maggiore attesa per il paziente se l'inquadramento diagnostico non è cosi chiaro da indirizzare al sicuro ricovero". Inizia così la replica dell'Asl.

"La Direzione Sanitaria del Presidio Ospedaliero - continua la nota - insieme alla Direzione infermieristica effettuano un monitoraggio continuo ed in tempo reale, della situazione degli accessi in Pronto Soccorso , ed proprio perché venerdi 2 aprile si sarebbe potuto verificare il fenomeno del boarding, le Direzioni hanno provveduto a rimodulare in tempo reale gli spazi del Pronto Soccorso, rendendo disponibile un ulteriore ambulatorio a servizio del settore No Covid. La situazione dell'Ospedale San Jacopo, in un periodo di curva pandemica ancora sostenuta, è simile a tutti gli altri Ospedali, con momenti di boarding in Pronto Soccorso e momenti in cui si riesce a gestire in tempo reale il ricovero nei reparti di degenza. E' ovvio che l'attesa in Pronto Soccorso, non solo per chi è destinato a ricovero, ma anche per chi è in attesa di concludere l'inquadramento diagnostico, è su barelle (normale dotazione dei PS) tranne che nel settore OBI Covid, dove, proprio per superare la criticità dei tempi più lunghi dettati dall'attesa del tampone, il setting è allestito con letti e non barelle. I tempi di attesa delle risposte del tampone sono contenuti, dal momento che gli esami vengono effettuati h24 dal Laboratorio, e a seguito dell'esito, i pazienti vengono indirizzati verso il proprio percorso, senza alcun incrocio. Tutti gli operatori sanitari stanno svolgendo un ottimo lavoro di squadra e ovviamente tutti cerchiamo di rispettare le indicazioni, anche in merito al numero massimo di persone presenti in PS; è evidente che in alcuni momenti di iperafflusso, piuttosto che far aspettare i pazienti dentro le ambulanze, si è costretti ad aumentare la capacità ricettiva; in ogni caso vengono incontro, in queste situazioni,  l'applicazione di corrette ed adeguate modalità organizzative che riescono a far superare i momenti di maggiore criticità. La professionalità dei nostri operatori non è mai mancata, così come il loro spirito di abnegazione, e questo a dimostrazione del basso numero di contagi che possono essere stati intercettati, a seguito degli screening intraospedalieri, all'interno dei setting di degenza".

"E' questo un fenomeno purtroppo abbastanza diffuso in questa terza ondata - conclude l'Asl - in quanto siamo di fronte alle varianti che hanno una maggiore velocità di circolo e conseguentemente di contagio: non è infrequente purtroppo il verificarsi di riscontro di positività anche in soggetti entrati con ricovero programmato (quindi non passando da PS) con una negatività all'ingresso".