Pistoia, 10 giugno 2023 – Lo spettro degli accertamenti si apre sempre di più dopo l’autopsia sul corpo di Ottavina Maestripieri, la donna di 90 anni picchiata e soffocata nell’appartamento di via Monteverdi dove abitava da sola. Indagato per omicidio volontario, fin dalle prime ore dopo il ritrovamento del corpo, c’è il figlio sessantenne della donna, Patrizio Ruscio, in carcere per l’evasione dalla detenzione domiciliare.
Due giorni fa ci sono stati due nuovi sequestri dopo quello dei due cellulari dell’uomo: i carabinieri hanno prelevato due computer e alcune pratiche dalla casa di Ruscio, che si trova nella prima campagna pistoiese e, da via Monteverdi, hanno prelevato alcuni indumenti di Ottavina, fra cui, a quanto pare, un pigiama.
ll sequestro in via Monteverdi è avvenuto mentre l’autopsia era ancora in corso nella sala anatomica dell’ospedale San Jacopo. Questo, è una nostra deduzione, può significare che durante l’esame i medici legali incaricati dalla magistratura abbiano rilevato tracce, o frammenti, confrontabili con abiti o biancheria che potessero essere ancora in casa.
Un sequestro questo che può far ipotizzare una presenza più ampia nel tempo dell’indagato in quell’appartamento, e che potrebbe esserci stato un cambio negli indumenti indossati dalla vittima, che potrebbe essere stata svestita e rivestita, e che gli indumenti siano stati poi riposti. Può darsi quindi che gli inquirenti stiano cercando tracce di Ruscio (del quale è già stato acquisito il Dna), sugli indumenti della madre.
Fra pochi giorni ci sarà un altro passo verso la verità su questa tragedia. Mercoledì prossimo, 14 giugno infatti, negli uffici della Procura, ci sarà il conferimento dell’incarico a un esperto informatico che avrà il compito di estrapolare i dati contenuti nei due computer sequestrati a casa di Ruscio e nei due cellulari.
I dati verranno quindi riversati nella cosiddetta “copia forense“, che entrerà quindi nel fascicolo di questo caso per le analisi di tutto quello che vi sarà riversato. Si tratta di accertamenti irripetibili dei quali anche l’indagato, e quindi il suo difensore, l’avvocato Francesco Stefani del foro di Firenze, sono avvisati.
Sui due cellulari in uso a Ruscio si apre una parentesi inquietante: "Uno – ci ha spiegato Stefani – risulta regolarmente intestato al mio assistito. L’altro no. E’ intestato a un altro soggetto al momento sconosciuto e non si tratta di un familiare, e sarebbe quello con contenuti di maggior rilievo per quanto riguarda i suoi rapporti professionali".
In sede di interrogatorio Ruscio avrebbe detto: "Non posso dire di chi è". Una affermazione, se vera, che apre il varco a ulteriori interrogativi.
"Qui ci sono troppi misteri", scuote la testa Stefani. L’avvocato lunedì pomeriggio sarà in carcere a Prato, per parlare con il suo assistito e ribadisce: "Lo metterò alle strette. Sarò duro e diretto. Mi deve dire se è coinvolto in questa tragedia e gli farò presente tutti i rischi. Sarà un colloquio importante e dagli esiti, mercoledì, quando sarò in procura, potrò chiedere ai magistrati inquirenti che venga interrogato, altrimenti dovrò cambiare la mia strategia difensiva".
Sul tragico giallo di via Monteverdi indagano i carabinieri del Reparto operativo del Comando Provinciale, diretti dai sostituti procuratori della Repubblica Linda Gambassi e Leonardo De Gaudio. Le indagini hanno preso un ritmo battente. E non si fermeranno, cercando la risposta alla domanda più cruciale: perchè Patrizio Ruscio, giovedì primo giugno, alle sei e mezzo del mattino, violando la detenzione domiciliare, era in casa della madre?
lucia agati