ALESSANDRO BENIGNI
Cronaca

Parola a Luis Silvio: "Avrei voluto più chance. L’affetto mi ha sorpreso. Pistoia è nel mio cuore"

La nostra intervista all’ex calciatore brasiliano ai tempi della serie A "La Pistoiese mi notò in campionato. Ma poi dovetti giocare punta".

La nostra intervista all’ex calciatore brasiliano ai tempi della serie A "La Pistoiese mi notò in campionato. Ma poi dovetti giocare punta".

La nostra intervista all’ex calciatore brasiliano ai tempi della serie A "La Pistoiese mi notò in campionato. Ma poi dovetti giocare punta".

L’emozione nel calpestare di nuovo quel manto verde è palpabile, anche dalle fotografie. Sono passati quarantaquattro anni, ma per Luis Silvio Danuello sembra ieri: del resto, quella fugace esperienza a Pistoia gli ha segnato la vita. La calda accoglienza dei pistoiesi, solitamente poco inclini a certe passerelle, lo ha visibilmente commosso. Spesso una lacrima gli solca il viso, mentre con la mano ormai annerita dal pennarello indelebile continua a firmare autografi e a dispensare sorrisi. Spesso a persone che non l’hanno mai visto giocare, che nemmeno erano nate in quella storica – nel bene e nel male – annata in serie A. Ad accompagnarlo nella giornata celebrativa, con un po’ di sorpresa per l’accoglienza da star, c’è la famiglia. Al suo fianco la traduttrice messa a disposizione dal ’suo’ club, la Pistoiese (che ringraziamo per la disponibilità). Quasi non ce ne sarebbe bisogno: è stato in Italia solo pochi mesi, ma capisce al volo molte domande.

Bentornato, Luis Silvio. Si aspettava tutto questo calore, 44 anni dopo?

"Onestamente sono rimasto sorpreso da questa accoglienza. Mi ero fatto un’idea dai social, quello sì, ma non pensavo che ci fosse così tanta gente che mi vuole bene dopo tutto questo tempo".

Eppure all’inizio la delusione era fresca e il vento diverso. Poi negli anni Novanta in città apparvero i murales "Luis Silvio c’è", l’inizio di una nuova storia. Lo sapeva?

"Non sapevo delle scritte sui muri con il mio nome. È emozionante pensare che dieci anni dopo la mia avventura alla Pistoiese qualcuno si sia ricordato di me. Figurarsi oggi (sorride, ndr). Ma del resto sono venuto qua la prima volta anche per le persone. E sempre per le persone sono tornato".

Su di lei sono circolate una marea di dicerie, tutte false. Al tempo si arrabbiò molto, ricorda?

"Navigando su Internet trovai un sacco di bugie sul mio conto, amplificate da qualche media. Per questo mi arrabbiai. Ma Pistoia in tutto questo non c’entra nulla".

La ’madre’ di queste maldicenze riguarda una presunta amichevole ’combinata’ per farla ben figurare davanti all’emissario della Pistoiese. Ma in quel periodo il Ponte Preta giocava il suo campionato...

"In realtà la Pistoiese era venuta in Brasile per visionare un altro calciatore, ma dopo tre partite in cui avevo ben figurato ha messo gli occhi su di me. Nessun trucco, nessuna amichevole: giocavamo ogni tre giorni..."

A Pistoia giocò qualche partita e poi finì nel dimenticatoio, perché?

"Dopo il cambio di allenatore e l’avvento di Fabbri fui messo da parte. Vede, il calcio è uguale a ogni latitudine: quando arriva un nuovo tecnico, deve giocoforza cambiare qualcosa e trovare nuove soluzioni. E sono stato sacrificato. Quando Vieri tornò sulla panchina arancione mi richiamò e giocai un’ultima partita, contro il Perugia, ma ormai tardi. Comunque fui contento di aver indossato questa maglia per l’ultima volta".

Rimpianti?

"Le bugie sul mio conto sono derivate anche dal fatto che non ho avuto occasione di giocare, questo è il mio rimpianto. Se avessi potuto dare una mano nel girone di ritorno? Chissà. Ma non ormai c’era più una squadra, intesa come gruppo".

Per di più lei, un’ala, dovette giocare da centravanti. Perché?

"Ho semplicemente fatto quello che mi chiedeva il tecnico. Del resto davanti non avevamo nessuno… Se avessi giocato sulla fascia, non avrei avuto un compagno da servire".

E l’equivoco ponta-punta?

"Semplicemente una chiacchierata con un giornalista all’aeroporto. Ma alla Pistoiese sapevano tutti che ero un’ala".

Al tempo dichiarò che non avrebbe mai giocato per un altro club italiano, nemmeno blasonato. Lo pensa ancora?

"Si, penso ancora che non avrei giocato altrove, perché in Italia andavano di moda le due punte, mentre da noi si prediligeva un sistema di gioco con due esterni alti".

Un messaggio per Pistoia e i pistoiesi?

"Dico solo una cosa: questa gente la porterò sempre nel cuore, per tutto. Alla fine non m’importa delle bugie, quello che conta è l’amore. E qui a Pistoia l’ho sempre sentito"