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Prete non vaccinato non potrà dire Messa: "Accetto la decisione"

Pistoia, Don Juvenal: "Il decreto del vescovo è chiaro e lo rispetto". Alla chiesa di San Piero in Vincio oggi arriverà un sostituto per l’attività

Un sacerdote

Pistoia, 2 ottobre 2021 - Oggi alla parrocchia di San Piero in Vincio, a Pontelungo, arriverà un nuovo parroco. Don Juvenal non potrà più celebrare la messa, né tanto meno dare la Comunione o tenere le lezioni di catechismo ai suoi adorati bambini. Don Juvenal non si è vaccinato contro il Covid.

Pistoia, vaccino obbligatorio per preti e catechisti

E la sua decisione personale non collima con il Decreto del vescovo Fausto Tardelli: “Chi svolge servizio nelle parrocchie deve essere vaccinato“, un chiaro invito a “mettersi in sicurezza“ per la sicurezza dei fedeli. Tradotto: può servire il Signore soltanto chi ha ricevuto da almeno 14 giorni la prima dose oppure è guarito da non oltre 180 giorni dall’infezione oppure chi, nelle 48 ore che precedono ogni momento in cui presta servizio, effettua con esito negativo uno dei test diagnostici approvati dal Ministero della salute.

"Io non ho ancora fatto il vaccino – spiega don Juvenal a La Nazione – perché nutro dei dubbi. Ho deciso di aspettare un po’, di prendere tempo per informarmi meglio e decidere in modo convinto che cosa sia più opportuno fare per me. Ci sono persone favorevoli al vaccino, altre contrarie. Io mi sono fermato a pensare perché sento che mi mancano ancora elementi per compiere una scelta serena. Purtroppo il Decreto del vescovo ha fatto prima di me... Ma è giusto così. Non mi sento di criticare il vescovo, al quale voglio molto bene, perché al suo posto forse mi sarei comportato allo stesso modo pensando al peso delle responsabilità. Comunque voglio specificare che non ho ricevuto lettere di sospensione. In settimana ci incontreremo di nuovo per confrontarci e vedere cosa fare. Nel frattempo mi attengo alle disposizioni del Decreto anche se questa situazione mi dispiace. Non dire messa e non poter stare tra la mia gente, tra i miei fratelli che tanto amo è un dispiacere per me, ma la vita è complessa e piena di imprevisti. I piani saltano".

Sorride con un pizzico di amarezza il ’don’ che si preoccupa subito di rassicurare tutti, innanzitutto i suoi parrocchiani: non li lascerà soli, continuerà a esserci ma in altro modo. "Le celebrazioni sono garantite così come il catechismo – spiega ringraziando per le tante dimostrazioni d’affetto ricevute man mano che la notizia si è diffusa –. Resterò in canonica a occuparmi di faccende amministrative, al momento, poi vedremo. Il tampone? Non mi sembra una vera soluzione. Quello del prete non è un lavoro ma una missione, un servizio che comporta impegni senza limite orario. Noi corriamo, corriamo sempre e ovunque per rispondere alle richieste della comunità. Quanti tamponi dovrei fare?!".

Don Juvenal, 49 anni da poco compiuti – cinque dei quali vissuti intensamente nella parrocchia di San Piero in Vincio con esperienze tra Quarrata, Cireglio, Montagnana, Momigno e Chiesina –, è un uomo mite, gioviale e poco incline alle polemiche. Ma un dubbio gli sfugge dalle labbra socchiuse come a confessare un pensiero intimo da ricacciare subito in fondo al cuore.

"Io sono un uomo di fede – commenta –, ma il vaccino è una questione di libertà. Se scelgo di farlo deve essere per convinzione e non perché ’costretto’ altrimenti non starei bene. Ho passato gli ultimi mesi accanto ai malati e alle loro famiglie, ho vissuto gli effetti devastanti del Covid. Non capisco perché io sia diventato un pericolo adesso. In più tengo a sottolineare che la chiesa non è il luogo del contagio, vista l’attenzione estrema che mettiamo in tutte le attività".

Elisa Capobianco