MARTINA VACCA
Cronaca

Soffocata dopo la lite, la difesa: "Il figlio voleva zittirla, non ucciderla. Poi si è dissociato”

È durato circa un’ora l’interrogatorio di garanzia di Patrizio Ruscio, il ragioniere 60enne, reo confesso dell’omicidio della madre Ottavina. Gli avvocati Stefani e Galli: "Non era in sé: minacciato dai creditori"

Pistoia, 28 giugno 2023 - Non voleva ucciderla, tutto è durato una manciata di minuti. Era andato dalla madre alle 6 di mattina, per poterla incontrare prima che lei ricevesse la visita del proprietario di casa che le avrebbe detto l’amara verità: ovvero che il figlio non poteva onorare il pagamento annuale dell’affitto e che sarebbe scattato lo sfratto. E’ quanto emerso dai quasi sessanta minuti di interrogatorio di garanzia di Patrizio Ruscio, il ragioniere 60enne reo confesso dell’omicidio della madre, Ottavina Maestripieri, 90 anni, avvenuto la mattina del primo giugno nella sua casa di via Monteverdi. All’interrogatorio di garanzia, davanti al giudice per le indagini preliminari Luca Gaspari, erano presenti i sostituti procuratori Leonardo De Gaudio e Linda Gambassi, che dirigono le indagini dei carabinieri sul caso.

Ruscio ha confermato, in sostanze, la ricostruzione dei fatti già resa ai magistrati la scorsa settimana. La mattina del primo giugno, il ragioniere era andato dalla madre intorno alle 6, evadendo la detenzione domiciliare cui era sottoposto per una precedente condanna, perché voleva preparare la madre, voleva informarla del fatto che stava cercando i soldi per l’affitto della sua casa, ma che non li aveva ancora trovati: la scadenza era per il 30 giugno, subito dopo sarebbe scattato lo sfratto.

Poi, sarebbe accaduto l’irreparabile. Tutto in una manciata di minuti. Tra lui e la madre, era subito nata una violenta lite, lui avrebbe cercato di zittirla tappandole la bocca con la sua mano per un paio di minuti, perché voleva spiegarle la situazione e nel contempo rassicurarla. E così facendo l’avrebbe quasi soffocata. La donna aveva cominciato a respirare male e lui, d’istinto, avrebbe tentato di rianimarla, senza tuttavia riuscirci. Quando ha capito che la madre era morta, ha subito chiamato il 118, e ha chiesto ai medici di avvisare le forze dell’ordine. Poi, quasi dissociandosi da sé stesso e dal gesto che aveva appena compiuto, avrebbe cercato in quello stesso appartamento le tracce del passaggio di qualcuno, di un fantomatico ladro, per capire se la madre fosse stata vittima di una rapina.

“Per la verità – ha spiegato il legale di Ruscio, l’avvocato Francesco Stefani del foro di Firenze, insieme alla collega l’avvocato Chiara Galli – era già un po’ di tempo che il mio assistito non si sentiva bene. Per questo, sia la madre, ma anche il figlio e l’ex moglie gli avevano consigliato di rivolgersi a uno psicologo, per farsi visitare. La sequenza di quanto accaduto nell’appartamento di via Monteverdi lo confermerebbe. Tutto si è svolto in una manciata di minuti. Patrizio Ruscio non aveva intenzione di uccidere. E quando ha visto la madre agonizzante, ha tentato di rianimarla. Per poi mettersi alla ricerca delle tracce di un ladro, quasi dissociandosi da sé. Per questo chiederemo che possa essere visitato in carcere da uno psichiatra, per vedere se siano o meno riscontrabili sintomi tali da far ritenere che non fosse totalmente presente a se stesso il giorno dei fatti".

Ed emergono altri particolari di quella tragica mattina. Il ragioniere, nella finestra di uscita libera dalla detenzione domiciliare, ovvero dalle 10 a mezzogiorno, aveva un appuntamento con un notaio, per una transazione dalla quale avrebbe incassato soldi, anche quelli magari utili a chiedere una dilazione al proprietario di casa. La quota annuale ammontava a ottomila e quattrocento euro e negli ultimi due anni era sempre stata pagata da Ruscio. Qualche giorno prima, era stato lo stesso proprietario di casa a recarsi dalla madre per dirle che se non avesse pagato sarebbe scattato lo sfratto.

"Quella volta – spiega l’avvocato Stefani – il mio assistito non riusciva ad onorare il pagamento, in quanto il Tribunale della Sorveglianza lo aveva relegato in detenzione domiciliare, nonostante lui avesse prodotto un contratto di assunzione, presso una ditta di Prato. Il magistrato di sorveglianza, visto che riteneva che potesse reiterare i vecchi reati finanziari, ha deciso di non tenere conto del contratto. E questo ha messo una pietra tombale sulla sua possibilità di guadagno".

Ma, soprattutto , quello che emerge è che Ruscio era assediato dai suoi creditori. Persone che lo minacciavano e di queste minacce ci sarebbero messaggi e tracce sui cellulari e sul pc, già sequestrati dalla Procura. Proprio per chiarire il contesto in cui si trovava, ieri mattina Ruscio ha fornito particolari importanti, anche per allargare il raggio delle indagini. Dall’interrogatorio sarebbero già emersi i primi nomi dei creditori, almeno cinque quelli più assidui, e di quanti potrebbero essere coinvolti in giri di denaro insieme con l’indagato. Si tratta di una pista che preme molto alla procura che sta indagando sul caso, anche per un possibile sviluppo delle indagini.