LUCIA AGATI
Cronaca

"Ho ucciso mia madre". Il crollo del ragioniere davanti ai magistrati

In lacrime, in oltre tre ore di interrogatorio, Patrizio Ruscio ha raccontato tutti i retroscena della tragedia. C’è stato un violento litigio e ha soffocato Ottavina con la mano mentre lei si dibatteva

Pistoia, 21 giugno 2023 – E’ stato lui. E non c’era nessun altro con lui. Ha ucciso la sua mamma. Ha soffocato la persona più importante della sua vita mentre lei cercava disperatamente di difendersi, al termine di un brevissimo, violento litigio, fatale per quella donna minuta e molto anziana. Ha ucciso la madre che non gli aveva mai negato il suo sostegno e che, per aiutarlo a uscire dai suoi guai, aveva perso tutti i suoi beni. Nelle oltre tre ore davanti ai magistrati, nel palazzo del tribunale, Patrizio Ruscio, indagato fin dalle prime ore per omicidio volontario, ha reso piena confessione. E ha pianto molto.

L’epilogo di questo terribile delitto è quello che le indagini avevano già delineato fin dal primo giorno. Ieri mattina, alle dieci, Ruscio si è seduto davanti ai magistrati che dirigono le indagini dei carabinieri, i sostituti procuratori Leonardo De Gaudio e Linda Gambassi. In alcuni momenti all’interrogatorio è stato presente anche il procuratore capo Tommaso Coletta. Ruscio era assistito dai suoi difensori, gli avvocati Francesco Stefani e Chiara Galli, entrambi del foro di Firenze e colleghi di studio.

Quella che segue è una nostra ricostruzione, frutto della cronaca quotidiana di questi ventuno giorni e di quanto è stato possibile apprendere nella giornata di ieri.

La mattina di giovedì primo giugno 2023, Patrizio Ruscio è uscito di casa molto presto, poco dopo le sei, e ha raggiunto via Monteverdi dalla sua abitazione, che si trova nella prima campagna della città. Ha aperto la porta dell’appartamento con le sue chiavi. Lei dormiva ancora. Ottavina era nel suo letto e il letto della sua mamma, che aveva novant’anni, è stato l’unico teatro di questa tragedia. Si è svolta tutta lì. Ottavina Maestripieri ha aperto gli occhi e si è trovata davanti il figlio, Patrizio, sessant’anni. I loro sguardi si sono incrociati nell’incredulità dell’una e nella febbrile agitazione dell’altro.

Erano circa le sei e mezzo. "Perché sei qui a quest’ora? Dovevi uscire alle dieci...", ha detto Ottavina esprimendo così, subito, preoccupazione per il figlio. "Sono qui per dirti che questa volta non ho i soldi per pagare l’affitto...", le ha risposto.

Lui ha cercato conforto, e probabilmente anche l’ennesimo sostegno finanziario che la madre gli aveva sempre garantito fino a che aveva potuto, in questi anni di abisso economico. Assediato dai creditori, dopo essere precipitato nella spirale delle disavventure finanziarie che gli sono costati già quattro processi (tre in corso), quegli ottomila euro da consegnare entro il 5 luglio al proprietario dell’abitazione, erano un miraggio.

Il 5 luglio era già una proroga, perché la scadenza dell’affitto annuale, così come era stato concordato con la proprietà (la casa era pignorata), era il 30 giugno. C’era poco più di un mese di tempo per onorare l’impegno, poi ci sarebbe stato lo sfratto e Ottavina, a novant’anni e dopo una vita onorevole, si sarebbe ritrovata in mezzo alla strada.

La discussione è cominciata subito, in un clima di grande agitazione reciproca. Ottavina era disperata, urlava. C’è stata una colluttazione, lei sdraiata a letto e lui che incombeva, sopra. Lui le ha tappato la bocca con la mano. Lei, con una mano si è tirata il lenzuolo sul volto, come a difendersi, e con l’altra gli ha afferrato i capelli. Li ha tirati con forza. Quando lui ha sentito che la stretta di lei si allentava, le ha tolto la mano dalla bocca e si è reso conto che la madre era agonizzante e che un fiotto di sangue era affiorato, conseguenza della asfissia.

Ha tentato di rianimarla con la respirazione bocca a bocca e si è macchiato il volto di sangue. Sangue che si è poi asciugato nel bagno.

Ha chiamato il 118 e subito, nella telefonata alla centrale, ha fatto capire che quella della madre non era stata una morte naturale e che doveva essere stata aggredita da qualcuno che era entrato in casa: "Ho trovato la mamma morta nel letto, ma non è morta da sé". Lasciando poi ipotizzare che qualcuno fosse entrato per rapinarla e invitando gli operatori ad avvisare le forze dell’ordine. "Quasi una confessione, un messaggio in codice", è stato il commento dell’avvocato Stefani.

L’ultima immagine che Ottavina ha visto prima di morire è stato il volto del figlio che si avventava su di lei e le tappava la bocca per non farle urlare tutta la sua disperazione.

L’attuale proprietario dell’appartamento, pochi giorni prima, aveva già ricordato e sollecitato la scadenza a Ottavina e Ruscio, evadendo quella mattina dalla detenzione domiciliare, voleva dire alla madre che non aveva soldi e approfittare invece, della finestra temporale per uscire, ovvero dalle dieci a mezzogiorno, per andare a parlare con il proprietario, probabilmente a chiedere ancora un po’ di tempo.

Questa sarebbe dunque la risposta alla domanda che, più di ogni altra, dal primo di giugno, ha assillato tutti: che ci faceva Ruscio alle sei e mezzo di mattina in casa della madre?

Su Patrizio Ruscio è poi scesa una nebbia densa, che offusca la precisione del ricordo di quei momenti. Tutto questo è durato non più di tre minuti.

"Mi sentirei di dire che siamo davanti a un delitto d’impeto. E a due vite distrutte – ha commentato ieri l’avvocato Stefani –. La madre, che lo aveva sempre aiutato, non c’è più, e lui è devastato. Ora ha realizzato tutto, e prova un senso di colpa profondo".