SIMONE TRINCI
Cronaca

Pensionati, oltre cinquemila con la minima

Tutti i numeri dell'Inps per la provincia

Una protesta dei pensionati

Pistoia, 15 aprile 2016 - Scende il numero dei pensionati, ma scendono anche gli importi degli assegni che tutti i mesi l’Inps accredita a chi è riuscito a raggiungere l’età del ritiro dal lavoro. Ogni giorno alle prese con problemi di ogni genere per fare quadrare i conti c’è almeno una buona metà degli oltre 84mila e 500 pensionati pistoiesi. Il 38% di loro percepisce un assegno sotto i mille euro, il 45,6% è invece compreso nella fascia che va dai mille ai duemila, spesso molto più vicino alla cifra minima che a quella massima. E, si noti bene, si tratta di somme lorde, alle quali spesso va sottratto almeno un terzo del totale. Ma c’è perfino chi sta peggio: i 2mila e 630 uomini e le 2mila e 425 donne costretti a tirare avanti con il trattamento minimo da 510 euro.

Nel quadro delineato dallo Spi-Cgil di Pistoia su dati Inps aggiornati agli inizi del 2015, non emergono particolari differenze rispetto al resto delle province toscane e la nostra regione si trova a metà strada fra l’opulento Nord e il più povero Sud. Negli ultimi anni, il rapporto fra attivi (persone che lavorano o che non hanno rinunciato a cercarlo) e pensionatisembrerebbe, almeno in apparenza, migliorato. Nel 2009 gli attivi erano circa 114mila a fronte di 88mila e 364 pensionati, mentre cinque anni più tardi il rapporto è diventato di 119mila contro 84mila e 586. «Andamento normale e in linea con il dato nazionale, visto che si va in pensione sempre più tardi e che gli effetti della legge Fornero hanno iniziato a farsi sentire», commenta Andrea Brachi, segretario provinciale Spi-Cgil, insieme a Roberto Mati.

Mentre la previdenza integrativa aziendale stenta a decollare e i rapporti fra Inps e cittadini si fanno sempre più difficili per la limitazione delle comunicazioni al formato telematico, soltanto 16 pensionati su 100 riescono a superare la soglia dei 2mila euro (sempre lordi) al mese. Al contrario dei trattamenti più bassi, qui la presenza delle donne è più bassa: circa il 33,7 del totale. «La fotografia della nostra provincia è chiara – dice ancora Brachi – con la gran parte delle pensioni sotto i mille e 500 euro e molti trattamenti minimi che dovrebbero ricadere nell’ambito dell’assistenza anzichè della previdenza sociale. Per i problemi di chi è in pensione oggi e soprattutto per chi vorrà andarci nei prossimi anni – conclude il segretario Spi – continua la mobilitazione di Cgil, Cisl e Uil».