
La sua reliquia era un accappatoio usato dal campione. Non ricorda esattamente come ne venne in possesso, ma il giudice del tribunale di Pistoia Fabrizio Amato ha ancora sulla pelle l’orgoglio smisurato di aver indossato qualcosa appartenuto a Diego in persona, quando a Soccavo terminavano le partitelle di calcio in famiglia tra professionisti del mondo della giustizia e veniva il momento della doccia. "Purtroppo quell’accappatoio non ce l’ho più", si emoziona al telefono il dottor Amato, ex presidente del tribunale cittadino prossimo alla pensione e alle settanta primavere. Lui fa parte come socio fondatore e animatore principe del Napoli club di Pistoia, intitolato dal 2011, e a chi sennò, a Diego Armando Maradona. Un circolo di una settantina di tifosissimi azzurri – "ma ci sono anche non napoletani, come un paio di avvocati pistoiesi" – che prima della pandemia ogni domenica si ritrovavano nel centro sub Barracuda di via Gorizia per soffrire e gioire davanti alla tv alle imprese della squadra partenopea.
La notizia della scomparsa dell’idolo del pallone "mi ha lasciato sbalordito". Napoletano verace, il magistrato lavora a Pistoia dal 1993 "e ormai anche questa città e la Pistoiese sono entrati nel mio cuore".
Maradona, però, come lui nessuno mai. "Sarà sempre nell’anima di noi napoletani – ammette il giudice, e sorride –. Lui ha fatto cose strabilianti nel calcio e non solo, ha incontrato i grandi della Terra, ha aiutato la povera gente materialmente e regalando un sogno. Certo, ha vissuto in un mondo troppo grande anche per lui, tra le droghe e altro, però lui aveva amato Napoli fino in fondo. Un personaggio incredibile, capace di fare tutto per sé e al tempo stesso per gli altri, per un popolo intero, l’Argentina, e Napoli...".
Non se l’aspettava l’ex presidente del tribunale una fine così repentina dell’idolo azzurro. "Il 30 ottobre aveva compiuto 60 anni – riprende Fabrizio Amato – sembrava fosse in ripresa e invece...". A Napoli, il magistrato ha ammirato in decine di partite le gesta funamboliche del fuoriclasse al San Paolo: "Era capace di scatenare adrenalina pura in noi tifosi, vederlo solo in televisione credetemi non rende l’idea di quello che lui faceva in campo. Di persona l’ho visto un paio di volte in occasioni pubbliche, in mezzo a folle di tifosi come me. Sì, alla fine si è fatto male da solo – riflette con una punta d’amaro Fabrizio Amato – ma a me piace ricordarlo come l’eroe degli scudetti dell’87 e del ’90, napoletano tra i napoletani. Magari il Napoli vincerà altri scudetti, speriamo, ma non avranno mai il sapore di quei trionfi firmati Maradona".
Simone Boldi