REDAZIONE PISTOIA

Picchiata e soffocata mentre era nel suo letto La lotta di Ottavina contro il suo assassino

Un graffio sulla guancia del figlio, indagato per omicidio volontario. L’esame ha rivelato il pestaggio a cui la donna è stata sottoposta. Ci sono lividi sul volto e sulle braccia. Attesa per i risultati degli esami.

Picchiata e soffocata  mentre era nel suo letto  La lotta di Ottavina  contro il suo assassino

Picchiata e soffocata mentre era nel suo letto La lotta di Ottavina contro il suo assassino

Ottavina è morta soffocata. Probabilmente con un cuscino. E prima è stata selvaggiamente picchiata. Aveva lividi sulle braccia e sul viso. Si è difesa disperatamente quando qualcuno le ha premuto il cuscino sul volto, fino ad asfissiarla. Si è difesa, lei che era piccola e minuta, nei suoi novant’anni, graffiando, probabilmente, il suo aggressore. Patrizio Ruscio avrebbe un graffio sulla guancia sinistra. Indagato fin da subito per omicidio volontario, agli inquirenti avrebbe dato altre spiegazioni su quella ferita, durante l’interrogatorio, comprese quelle del graffio di un cane.

Le risposte immediate che la Procura si attendeva dall’autopsia sono arrivate nel tardo pomeriggio di ieri, quelle genetiche richiederanno un po’ di tempo, ma il quadro è ormai tragicamente chiaro. Una prima conferma di quello che il medico legale incaricato dalla magistratura, il dottor Stefano Pierotti, aveva già ipotizzato durante il primo esame esterno del corpo senza vita di Ottavina e che aveva evidenziato delle abrasioni all’altezza del collo.

Ma sono risposte che lasciano senza parole e aumentano, se mai fosse possibile, il dolore che questa morte, terribile e ingiusta, ha provocato nella famiglia di Ottavina Maestripieri e in tutti quelli che la conoscevano, una donna mite e gentile a cui il figlio, nelle sue vicende giudiziarie, aveva sempre chiesto, e ottenuto, aiuto finanziario. Ma lei, ormai, non aveva più niente. Aveva perso tutto: la casa, dove comunque viveva, pagando l’affitto, e i fondi dove aveva costruito la sua vita di apprezzata commerciante di confetti e bomboniere, in via Monteverdi.

La mattina di giovedì primo giugno, violando la detenzione domiciliare a cui era sottoposto dal tribunale di sorveglianza dopo una condanna per truffa, Patrizio Ruscio si era recato a casa della madre, in via Monteverdi. Aveva le chiavi. Aveva dato l’allarme al 118 alle sette e mezzo, ma in base agli accertamenti dei carabinieri, in quella casa lui ci sarebbe stato almeno un’ora prima. Agli inquirenti, durante il lungo interrogatorio, aveva detto che aveva urgenza di parlare con la madre. Cosa voleva da lei? Voleva altri soldi? Pensava forse, a quell’ora, di trovarla addormentata e rovistare in casa? Sono i quesiti a cui si cerca di dare una risposta. Ottavina era a letto, ma non dormiva, e se lo era ritrovato davanti. Forse c’è stata una discussione. Forse una colluttazione. Alle sette e mezzo l’allarme al 118 da parte di Ruscio, che aveva fornito l’ipotesi che la madre fosse stata vittima di una rapina e aveva chiesto agli operatori di avvisare le forze dell’ordine. Non trovava il portafoglio. Era stato poi rinvenuto più tardi, in un cassetto. La prima ipotesi del medico del 118, quella di una morte naturale correlabile a una crisi epilettica, aveva rapidamente lasciato spazio a ben altro sotto gli occhi del medico legale Pierotti e l’esame autoptico ha confermato i sospetti degli investigatori.

L’autopsia disposta dai magistrati inquirenti, i sostituti procuratore Leonardo De Gaudio e Linda Gambassi e affidata allo stesso Pierotti, al dottor Walter Calugi e al genetista forense Ugo Ricci, come era previsto ha richiesto gran parte della giornata. E’ iniziata poco dopo le undici di ieri mattina e si è conclusa poco prima delle sette di ieri sera. Il primo a lasciare l’obitorio dell’ospedale San Jacopo è stato il medico legale Fabio Fondelli, consulente tecnico di parte nominato l’altro ieri dall’avvocato Francesco Stefani, del foro di Firenze, che difende Patrizio Ruscio.

"Non è stata una morte naturale – ci ha confermato ieri pomeriggio Stefani – . Non c’è alcun dubbio che si sia trattato di una morte violenta da soffocamento. La prospettazione del nostro consulente è quella dell’azione di due persone. Ritiene possibile la presenza di due persone. E’ un aspetto, per noi, di grande interesse e che dovrà essere valutato. Qualcuno potrebbe averla bloccata, tenuta ferma, mentre l’altro la soffocava. Lei si è dibattuta. Quanto al graffio sulla guancia sinistra del mio assistito, fondamentale sarà l’esito del confronto del Dna sotto le unghie della signora con quello del figlio".

Gli accertamenti che sono stati svolti ieri sono tanti e complessi e contribuiranno a delineare con chiarezza il quadro.

"Sono necessari – ci ha detto il dottor Pierotti, alla fine della lunga giornata di ieri – altri esami di completamento prima di potersi esprimere definitivamente e quindi accertamenti istologici e genetici. E’ una situazione ancora da definire, ma non sono emersi elementi diversi da quelli attesi. La causa del decesso è una asfissia meccanica. Sono necessari ulteriori accertamenti e devono essere considerate le varie ipotesi per la delicatezza della vicenda. I prelievi sono fondamentali ai fini della ricostruzione dell’episodio".

lucia agati