Ci vorranno almeno quaranta giorni prima che i risultati dei prelievi effettuati durante l’autopsia sul corpo di Ottavina Maestripieri, siano sulle scrivanie dei magistrati che dirigono le indagini dei carabinieri sulla sua orribile morte: picchiata e strangolata, a novant’anni, nella sua casa, nel suo letto. Decisivi, come è noto, saranno i risultati del confronto del materiale biologico estratto da sotto le unghie della vittima e il Dna prelevato al figlio Patrizio Ruscio, 60 anni, indagato per omicidio volontario fin dalle prime ore. La donna, come è emerso, si sarebbe difesa durante la violenta aggressione. Il figlio avrebbe un graffio sulla guancia sinistra e che avrebbe giustificato come il graffio di un cane durante il lungo interrogatorio davanti agli inquirenti.
Nel frattempo gli investigatori proseguono a ritmo serrato gli accertamenti che, par di capire, sono molti e di varia natura. In queste ultime ore ci sono stati alcuni sequestri. Dall’appartamento in cui viveva Ottavina, in via Monteverdi e che è sotto sequestro dalla mattina della tragedia, giovedì primo giugno, i carabinieri hanno prelevato alcuni dei suoi indumenti, fra cui pigiami, e dall’abitazione del figlio Patrizio sono stati portati via computer e alcune pratiche di lavoro (è ragioniere), che aveva nella sua casa, nella campagna della prima periferia.
Ieri pomeriggio al suo difensore, l’avvocato Francesco Stefani del foro di Firenze, non è stato possibile, come aveva sperato, ottenere un colloquio con il suo assistito, che si trova recluso nel carcere di Prato. Ma è un incontro soltanto rimandato di qualche giorno: "Ci andrò lunedì pomeriggio – ci ha detto ieri sera il penalista fiorentino – e sarà un colloquio importante. La situazione non è semplice. Mi deve dire la verità. Mi deve dire se è coinvolto. Perchè in questa fase siamo all’ultimo momento utile per ottenere i benefici di legge e quindi uno sconto di pena. In questo caso sono pronto ad avvisare subito il pubblico ministero. Poi non ci sarà più questa possibilità mentre invece, fra quaranta giorni, ci sarà la verità su questa tragedia". Ruscio ha più procedimenti aperti davanti al giudici del Collegio del tribunale di Pistoia per concorso in bancarotta.
L’uomo, come si ricorderà, non è in carcere per l’indagine sull’omicidio della madre, ma per evasione dalla detenzione domiciliare. Un episodio che, comunque è sotto la massima attenzione dei magistrati pistoiesi titolari del caso: i sostituti procuratori Linda Gambassi e Leonardo De Gaudio. Aveva una finestra, per uscire di casa, dalle dieci a mezzogiorno. Ma la mattina del 1 giugno (alle sei e mezzo secondo gli investigatori) era già nella casa di via Monteverdi della quale aveva le chiavi. Perchè? E’ una domanda cruciale per gli inquirenti, e la risposta è la soluzione a questo tragico giallo.
La sua evasione era stata segnalata al tribunale di sorveglianza che eveva disposto la detenzione domiciliare dopo una condanna per truffa. Gli mancavano da scontare tre mesi. L’evasione ha comportato l’aggravamento. E se il quadro indiziario a suo carico dovesse aggravarsi, il gip, su richiesta della procura, potrebbe emettere un ulteriore provvedimento restrittivo che lo raggiungerebbe in carcere.
lucia agati