di Enrico Salvadori
PISTOIA
Non fu soltanto scrivere un libro. Fu scavare la vita avvincente e avventurosa di un uomo che si è fatto da solo ed è stato protagonista di grandi scelte. Come quella di lasciare la vendita delle piante nell’azienda del suocero e diventare manager di spettacolo. Fernando Capecchi, il grande impresario pistoiese che ci ha lasciato venerdì, ne aveva fatte tante e belle. Partendo da zero. Scrivemmo insieme nel 2018 il libro "Saluta tutti", la sua vita avventurosa di talent scout che aveva per titolo il modo pittoresco di congedarsi con la sua segretaria Roberta Gori e con i suoi amici. Fra questi c’ero anche io ed è stata un’amicizia vera.
Nei suoi racconti, avvincenti, ho capito la vera forza di Fernando. Emersa sin da quando decide di portare le orchestre alla Casa del popolo di Ràmini, il suo paese. L’incontro col commendator Morselli che lo nomina rappresentante della sua società in Toscana dove inizia a piazzare le orchestre alle feste di piazza e nei locali che raggiunge in moto. Poi l’incontro con Iso Ballandi, il papà di Bibi e grande impresario. Intervallati da aneddoti di vita pistoiese vissuta. Come quando don Anselmo, parroco di Ràmini creò la squadra di calcio. Fernando era dirigente come Anselmo, che voleva piazzare dai giovani interessanti alla Pistoiese di cui era tifoso. Memorabile la trattativa del parroco e di Fernando con il ’faraone’ Melani, presidente arancione, che venne convinto da don Mati a spendere ottocentomila lire per un giocatore.
Nel 1974 l’apertura della Vegastar che a fine agosto scorso ha celebrato il mezzo secolo di vita e viene diretta dal figlio di Fernando, Silvio. Fernando era un talent scout e lo dimostrò con Fiordaliso, Stefano Sani, Zucchero e tanti altri. Le selezioni per Castrocaro le curava con Virgilio Braconi. Scoprono Aligi, un cantautore che vive da laico al convento di Giaccherino. Amava esibirsi vestito di bianco, Fernando lo chiamava il "cantautore del convento". Sfruttando il fatto che non era di sinistra ma cantava motivi legati alla religione, Capecchi gli trovò l’ambitissimo posto a Sanremo. Ma Aligi si impaurì, si volatilizzò e Fernando non lo vide più. Grazie a Capecchi e alla sua Vegastar Pistoia diventò un centro del mondo musicale italiano perché cantanti, gruppi, attori, comici, presentatori frequentavano tutti la sede di via di Ràmini. Unione non voleva più tornare a casa in Versilia. Capecchi capì che voleva dirgli qualcosa: "Fernando, voglio fare Castrocaro e vincerlo. Non mi basta più scrivere canzoni che gli altri portano al trionfo". Era stato così con Fiordaliso, Donatella Milani e molte altri. Fernando ci riuscì e Sugar vinse Castrocaro anche se aveva più di 25 anni, l’età massima per partecipare. Capecchi lo sapeva come il patron Gianni Ravera ma aggirarono il regolamento perché Adelmo dimostrava di essere un grande. Ràmini è continuata ad essere il punto di riferimento di Fernando anche quando con il successo ha vissuto a Roma e Milano. Doveva gestire i grandi personaggi che lui ha scoperto da ragazzi come il trio Conti-Pieraccioni-Panariello e tanti, tantissimi altri.
Ha avuto intuizioni geniali come quella del primo talent show italiano, nel 2001 a Casciana Terme. Aveva per titolo "Il futuro? E’ uno show" ed era in collaborazione con il nostro giornale. Poi il Festival delle orchestre (Rai1, da Trento) "Balla che ti passa" (TVL e varie emittenti toscane) anche in questo caso precursori di "Ballando con le stelle". Per un lungo periodo i suoi artisti erano presenti la domenica di inizio ottobre della festa patronale di Ramini con spettacoli che andavano in scena sul sagrato. Proprio davanti alla Casa del Popolo. Lì dove tutto è cominciato. Ciao, Fernando. E un abbraccio forte ad Anna, Silvio, Elena, Silvia, Gabriella e a tutti i componenti della Vegastar.