Cinquant’anni che quei fatti sono accaduti fissandosi nella storia. Cinquant’anni: un tempo breve che a guardarlo oggi sembra però quasi un’epoca fa in un contesto geopolitico – l’America Latina – così distante da quello che ci appartiene. Eppure parlarne ancora adesso, di golpe, di desaparecidos, di torture e repressioni, "ha un senso", "è necessario". Come accade per le maggiori atrocità del nostro tempo recente. Di disumanità gli occhi di Enrico Calamai, viceconsole prima in Cile poi in Argentina negli anni bui (rispettivamente 1973 e nel 1976), ne hanno vista tanta – e, al contrario, di umanità ne hanno salvata pure a rischio della propria, di vita – ed è per questo che non è mai abbastanza adoprarsi per raccontarla e farne memoria, per offrire una chiave di lettura del presente.
"I migranti che muoiono. Per mare, per terra, nel deserto: sono loro i nuovi desaparecidos. C’è un filo che lega quegli eventi che ho vissuto con quelli che oggi accadono – ha detto Calamai –. Vogliono creare un cono d’ombra per poter così permettere al potere di portare avanti massacri nel silenzio. ‘Migranticidio’, così chiamo quel che sta accadendo oggi nell’indifferenza dell’opinione pubblica. Gli occhi di chi sorveglia sono ovunque, eppure continuano a esistere persone che resteranno senza nome e senza storia". È di Calamai uno dei tre nomi degli insigniti del Premio Nazionale Antonino Caponnetto Per la cultura della legalità, dodicesima edizione promossa dalla Fondazione pistoiese Un Raggio di Luce, dal Centro di documentazione e di progetto Don Lorenzo Milani e dal coordinamento Libera di Pistoia che ieri hanno ufficialmente aperto il conto alla rovescia verso la cerimonia del 6 dicembre prossimo annunciando proprio quei tre nomi. Nella triade ci sono dunque anche la giovane criminologa Anna Sergi, una cattedra all’Università dell’Essex, Inghilterra, e numerosi studi e pubblicazioni sui temi della criminalità organizzata e della giustizia penale comparata, e Tiberio Bentivoglio, imprenditore reggino dal 1992 in opposizione alla mafia, scelta che ha pagato con l’attentato incendiario alla sua attività, andata distrutta nel 2005, e che quasi gli è costata la vita nel 2011 quando per miracolo esce incolume da un tentato omicidio.
A portare l’annuncio il presidente di Un Raggio di Luce, Paolo Carrara, il referente del Centro Don Milani, Mauro Matteucci, e la referente di Libera Pistoia Alessandra Pastore. "Anche in questa edizione assegniamo il Premio a personalità che siano state d’esempio in materia di legalità e giustizia, di dignità e libertà, valori sempre più difficili oggi ad affermarsi", ha detto Carrara, con uno sguardo particolare alle giovani generazioni riportando loro la memoria, come ha evidenziato Matteucci: "Di eventi dei quali sono quasi ignari, come ad esempio la questione dei desaparecidos". "Spesso regna l’indifferenza, manca la speranza – ha aggiunto Pastore –. Ecco, offrendo gli esempi di questi tre uomini e donne vogliamo ricordare che vale la pena sognare un mondo migliore, offrendo gli strumenti utili a costruirlo".
La cerimonia del Premio si svolgerà il 6 dicembre prossimo al teatro Bolognini per la sessione mattutina, e in Sala Maggiore, a Palazzo di Giano, per quella pomeridiana. Oltre agli ospiti istituzionali è previsto anche un momento di teatro a tema, con Gaia Perretta impegnata nella rappresentazione di "Denuncio tutti. Lea Garofalo".
linda meoni