Lo diceva il giudice Antonino Caponnetto alla sua platea: "Rifiutate i compromessi. Siate intransigenti sui valori". E lo ripete oggi Pistoia, sua città adottiva, quella in cui per trent’anni il giudice costruì la sua casa affettiva e di mattoni.
Accade nell’ambito del Premio Nazionale Antonino Caponnetto che da tredici anni ogni 6 dicembre, anniversario della morte di Caponnetto avvenuta nel 2002, rende omaggio a una delle figure di spicco nella lotta all’illegalità e alla mafia.
Erano circa trecento gli studenti e le studentesse che hanno riempito il teatro Bolognini ieri mattina in una maratona di interventi e contributi condotta dal giornalista Pino Ciociola.
"La figura di Caponnetto è stata per me significativa. Dalla sua esperienza ho compreso l’essenza di quello che è il compito di un magistrato, dello spirito di servizio che deve animarlo – ha detto il sostituto procuratore Luigi Boccia aprendo i lavori –. Con la mafia non è finita. Ai tempi di Caponnetto, Falcone e Borsellino si combatteva una guerra con armi vere; oggi le bombe di mafia non fanno più ‘boom’, ma ‘clic’. Ciò che guida oggi più di allora le associazioni criminali sono i soldi. Ai ragazzi dico: evitate la strada delle raccomandazioni e le scorciatoie, fate la vostra parte tutti i giorni. La lotta alla criminalità è una battaglia di legalità ma soprattutto di civiltà. Caponnetto ci ha insegnato che la speranza non muore".
"Una giornata importante – ha aggiunto Paolo Carrara, presidente della Fondazione Un Raggio di Luce che insieme al Centro Don Milani e a Libera Pistoia organizza il Premio –. Qui i ragazzi hanno la possibilità di ascoltare storie di persone che hanno sacrificato molto della loro vita. Le minacce, la scorta sempre al seguito, le enormi difficoltà incontrate nel quotidiano. Ecco, conoscendo le storie di chi ha difeso i principi di legalità e giustizia i nostri giovani possono portare con sé esempi concreti che permettano loro di comprendere cosa fare per difendere al meglio questi valori".