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Una bella immagine di Margherita giovane: il libro contiene pagine. che appartengono alla storia di. Montale
Salvare la memoria è salvare sé stessi. E’ questa la lezione di un libro straordinario, "Una Margherita del 1930" che verrà presentato domani, sabato primo marzo, alle ore 17.30, a Pistoia, nella sala soci Coop in viale Adua 6, per iniziativa della sezione pistoiese dell’Aima, l’Associazione Italiana Malattia Alzheimer. E’ un libro di memorie scritto da Margherita Papi, all’età di 89 e 90 anni prima che la malattia di Alzheimer cancellasse i ricordi della sua vita. Margherita ha scritto a mano sulle pagine di molti quaderni ricostruendo un percorso autobiografico, dal 1930 al 1952, che si intreccia con le vicende storiche nazionali e locali offrendo elementi di grande interesse anche dal punto di vista della vita sociale, della cultura popolare, delle idee e dei pregiudizi, del modo di vivere e della sua evoluzione dall’emigrazione dei carbonai all’industrializzazione del dopoguerra. I quaderni vergati da Margherita sono stati trascritti al computer dopo la sua morte dalla figlia Laura Gelli che insieme alla sorella Paola si è presa cura della mamma durante il periodo della malattia.
Il libro, edito da Effegi, è un omaggio dovuto a una donna coraggiosa, tenace e intelligente ed è un incoraggiamento e un conforto per tutte le famiglie che si trovano ad affrontare il dramma dell’Alzheimer. Per questo Giovanna Mazzanti, la presidente dell’Aima pistoiese, ha voluto fortemente presentare il libro a Pistoia dopo che il volume era stato una prima volta presentato a Montale il paese originario della famiglia Papi.
Margherita è nata nel 1930 in Corsica dove il babbo Luigi, originario di Tobbiana, era emigrato con la moglie come tanti suoi compaesani che lavoravano come carbonai e nell’isola francese si era costruito un certo benessere con un’attività commerciale. Allo scoppio della seconda guerra mondiale, nel 1939, per gli italiani in Francia la situazione divenne molto difficile e quindi la famiglia Papi fu costretta tornare in Italia come tanti altri profughi di guerra. Margherita provò la ferita della discriminazione quando andò nella sua scuola in Corsica per salutare e fu accolta con una freddezza gelida e ostile. In Italia poi lei che parlava il francese come madre-lingua, fu sottoposta all’obbligo di parlare solo italiano dalla politica linguistica del regime fascista.
Dal mare della Corsica, che la piccola Margherita vedeva dalla sua stanza, ai monti boscosi di Tobbiana il passaggio non fu facile e drammatici furono gli anni della guerra e della ricostruzione. Margherita racconta degli sfollati durante la guerra, delle stragi commesse dai nazisti, poi dell’arrivo degli alleati e della fase della rinascita civile e produttiva con lo sviluppo del tessile pratese. Molto tenere anche le pagine dedicate da Margherita alla nascita dell’amore da cui è fiorita la sua famiglia.
Giacomo Bini